In mostra sul Nevegal le trappole confiscate ai bracconieri

I carabinieri forestali e l’Arma hanno inaugurato l’esposizione all’orto botanico. Liberate anche alcune specie di uccelli davanti a un gruppo di bambini e autorità

BELLUNO . In quota tra fiori ed educazione alla lotta al bracconaggio. Ha aperto al giardino botanico del Nevegal la mostra permanente ideata e promossa dai carabinieri dell’unità di tutela forestale, ambientale e agroalimentare che raccoglie diverse trappole confiscate ai bracconieri di tutta Italia, un percorso storico-didattico immerso nelle meraviglie naturalistiche e panoramiche di Faverghera che aiuterà l’Arma a lottare contro il fenomeno del bracconaggio. Durante l’inaugurazione sono stati liberati diversi esemplari di uccelli tra i più belli dell’arco alpino, sequestrati recentemente dai carabinieri ai cacciatori di frodo, tra ili giubilo di un gruppo di bimbi del Camp Nevegal che hanno assistito.

«Abbiamo scelto Faverghera perché abbiamo una riserva naturale spettacolare e il più bel giardino botanico in quota delle Alpi, non certo perché Belluno sia territorio di bracconieri, anzi», ha spiegato il colonnello dei carabinieri Isidoro Furlan, «l’amore e la passione per i fiori, le piante e la protezione degli animali vanno di pari passo e questo luogo ne è l’esemplificazione più riuscita. Da oggi chi vorrà salire fin lassù per godere del panorama sulla Valbelluna da una parte e sul lago di Santa Croce dall’altra, potrà visitare anche la mostra che raccoglie gli strumenti ideati da pochi uomini dal Dna “graffiato”, intenzionati a catturare di frodo uccelli, ungulati e tutti gli altri tipi di animali selvatici che vivono nei boschi e sui monti del nostro paese. I carabinieri saranno sempre attivi contro il bracconaggio e speriamo che la gente, vedendo questi strumenti di tortura, possa aiutarci con delle segnalazioni in caso di avvistamento».

Furlan ha specificato che l’intento non è di colpevolizzare la caccia, che se svolta in modo regolare svolge un ruolo importante in natura: «La tolleranza zero va applicata verso chi caccia senza un regolare permesso. È come un automobilista senza patente, va fermato». Le trappole esposte in Faverghera vengono da tutta Italia ed erano destinate alla cattura di diversi tipi di animali protetti, una collezione raccolta grazie al lavoro silenzioso di generazioni di forestali prima e carabinieri poi. Come per gli animali, Furlan ha sottolineato l’importanza del rispetto verso la flora: «Chi ama i fiori li lascia dove sono. È importante rispettare la montagna, come rispettiamo e difendiamo la sua fauna». Al termine, davanti al generale Antonio Ricciardi dei carabinieri forestali e al suo vice, Davide De Laurentis, al comandante provinciale carabinieri, Sulpizi e al prefetto Esposito e ai ragazzi del Camp Nevegal, sono stati liberati tre poiane, un picchio rosso maggiore, un picchio muratore e alcuni lucherini, cardellini e passeri, assieme a numerosi altri esemplari del meglio dell’avifauna che è possibile ammirare sull’arco alpino. Tutti gli animali erano stati catturati dai bracconieri e successivamente sequestrati dagli uomini dell’Arma.

Fabrizio Ruffini

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