In ospedale arriva la Tac Pet a 64 strati grazie al benefattore anonimo

Dall’estate i pazienti oncologici dell’Usl 1 Dolomiti potranno usufruire del nuovo apparecchio 

BELLUNO. Dall’estate i pazienti oncologici dell’Usl 1 Dolomiti potranno usufruire della nuova Tac Pet di ultima generazione donata dal benefattore anonimo (lo stesso che ha già donato diversa strumentazione all’ospedale San Martino) per un valore di oltre 1.8 milioni di euro. Per il suo utilizzo l’Usl 1 dovrà assumere un tecnico specializzato e avviare una borsa di studio. Lo strumento arriverà direttamente dagli Stati Uniti nelle prossime settimane. Inoltre per poter accogliere un macchinario di questa portata, dovranno essere apportate delle modifiche ai locali che lo ospiteranno nell’unità operativa di Medicina nucleare.

«Questa strumentazione», ha spiegato il direttore generale Adriano Rasi Caldogno, «che arriva come una sorpresa nell’uovo di Pasqua, rappresenta un ulteriore passo avanti nella qualificazione dell’ospedale hub di Belluno che permetterà a quasi un migliaio di pazienti di evitare di andare a Castelfranco o Mestre per eseguire questo esame».

La nuova Tac Pet, che sarà operativa dall’estate come ha anticipato lo stesso direttore generale, rappresenta il top di gamma, «ed è la seconda installata in Italia di questo tipo», ha confermato l’ingegner Laura Chiea dell’Usl. Composta da 64 strati, estendibili a 128, è combinata ad un sottosistema Pet (positron emission tomography cioè tomografia con emissioni di positroni) costituito da 24 anelli di cristalli e ad apparecchiature digitali di ultima generazione che garantiranno «immagini del tumore preso in esame ad alta definizione così da essere utile per il piano radioterapico. Infatti, grazie all’esito dell’indagine della Tac Pet», ha evidenziato il referente della Medicina nucleare Felice Martinelli, «si potrà andare ancor più con maggior precisione a colpire le cellule tumorali che interessano un paziente. In questo modo si potranno avere dei risultati migliori. Inoltre ci permetterà di vedere, a distanza di poco tempo dall’avvio della terapia, come sta reagendo il paziente, verificando quindi l’opportunità o meno del ciclo terapeutico intrapreso, evitando spese inutili alla sanità e trovando una cura più efficace».

«Si tratta di un’apparecchiatura che permetterà di eseguire indagini morfologiche ma anche funzionali precise e potrà essere utilizzato anche nella Cardiologia e nella Neurologia. Inoltre anche per evidenziare patologie infettive e infiammatorie particolari», ha sottolineato il primario della Radiologia e del Dipartimento Paolo D’Andrea.

«Un grazie di cuore da parte dell’Usl e di tutta la popolazione bellunese al nostro benefattore», ha concluso il dg.

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