In pensione venti medici nei prossimi due anni
belluno
Una ventina di medici lascerà tra quest’anno e gli inizi del 2020 gli ospedale del Bellunese. Una cifra importante che rischia di mettere in serie difficoltà i servizi erogati. A lanciare l’allarme o meglio a rilanciarlo è il referente provinciale del sindacato medico Anaao, Luca Barutta che spiega anche la situazione che si profila da qui al prossimo biennio.
«Entro la fine del mese prossimo se ne andrà in un altro ospedale, il primario del reparto di Chirurgia di Pieve di Cadore. Questo significa che ad operare rimarranno soltanto due professionisti. Una situazione che l’Usl 1 dovrà gestire da subito, visto che a risentirne sarà l’attività di quel reparto». Reparto che già opera in week surgery cioè vengono eseguiti interventi programmati di bassa o media complessità che prevedono una degenza entro i cinque giorni.
«A fine 2018, inoltre, raggiungerà l’età per il pensionamento il direttore dell’unità operativa di Cardiologia di Belluno, Enrico Franceschini, che ha organizzato il servizio di emodinamica al San Martino. Poi tra il 2019 e il 2020 raggiungeranno l’età per il ritiro anche i dirigenti della Rianimazione e del Pronto soccorso. Anche in Ortopedia e Medicina nucleare ci saranno dei pensionamenti. Insomma, tra gli ospedali di Agordo, Pieve di Cadore e Belluno se ne andrà una ventina di medici soltanto in questi due anni».
Una situazione che rischia di mettere in difficoltà l’attività stessa delle strutture sanitarie bellunesi. «E questo per le difficoltà nel reperire nuovi camici bianchi. Ad oggi, infatti, è sotto gli occhi di tutti che ai bandi e agli avvisi emanati dall’azienda sanitaria, solo in pochi rispondono o i bandi vanno deserti: vuoi perché c’è il numero chiuso delle Università vuoi perché il territorio montano non è così appetibile come altri». A questo punto l’Usl 1 Dolomiti dovrà iniziare a pubblicare concorsi e avvisi per riuscire a coprire in tempo i molti posti vacanti. «Da tempo stiamo dicendo che tra il 2018 e il 2020 ci saranno numerose uscite di camici bianchi ospedalieri. Lo abbiamo detto in tempi non sospetti e ora i nodi stanno arrivando al pettine», sottolinea Barutta.
Per sopperire alla difficoltà di trovare personale, l’Usl ha esternalizzato il servizio di Radiologia a una cooperativa proveniente dal Lazio. «Sicuramente questa è una soluzione che mi auguro sia soltanto passeggera. Però mette in evidenza come ci siano dei medici che sono disposti a venire a Belluno, da Roma o da altre parti d’Italia, per fare esami radiologici. Ciò mostra chiaramente che la parte economica che viene loro offerta li gratifica tanto da coprire anche queste lunghe distanze», conclude il referente sindacale.
«È chiaro che sempre più i medici preferiscono le strutture private che consentono una vita diversa rispetto al professionista ospedaliero perché non sei costretto ad operare in emergenza, a fare straordinari non pagati, ma agisci solo in elezione. E la situazione in cui ci troviamo ora dipende da scelte dei governi nazionali che hanno spinto al contenimento della spesa. Tanto che adesso il gioco non vale la candela. Ma è possibile che, in questo modo, per i nuovi medici il potere di contrattazione diventi sempre più elevato, giungendo anche a strozzare le aziende sanitarie». —
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