In picchiata gli introiti della centralina
FALCADE. Stop ai certificati verdi sulla Focobon 1 e il bilancio si ritrova con 60 mila euro in meno.
Che le centraline idroelettriche fossero un buon affare economico solo in virtù degli incentivi legati ai certificati verdi, era stato detto e ridetto. In tanti, forse, avevano però pensato che la scadenza di tali certificati fosse collocata in un tempo indefinito. A Falcade, invece, hanno potuto constatare concretamente che quel tempo arriva e porta con sé situazioni spiacevoli se non preventivate.
«Sul nostro territorio – spiega il sindaco di Falcade, Michele Costa – abbiamo due centraline idroelettriche realizzate in passato sul salto dell’acquedotto comunale: la Focobon 1 e la Focobon 2. Si tratta di impianti che, trovandosi sull’acquedotto, da un lato hanno garantito una produzione costante, dall’altro hanno un impatto ambientale minore rispetto a quelle sui corsi d’acqua».
Per quanto riguarda l’aspetto economico, esse hanno fruttato al bilancio comunale 130 mila euro l’anno (la Focobon 1) e 30 mila euro l’anno (la Focobon 2). Soldi che venivano iscritti alla voce entrate correnti, vale a dire quelle che risultano più preziose, perché più difficilmente recuperabili per l’ente comunale.
Il tempo ha però detto che il certificato verde relativo alla Focobon 1 è scaduto. «La centralina è in gestione a Bim Infrastrutture – spiega Michele Costa – e per un errore nella comunicazione tra i due enti non siamo venuti a conoscenza in tempo della scadenza. Motivo per cui abbiamo inserito in bilancio la consueta cifra, ma ora dobbiamo fare una variazione per trovare i soldi che coprano il mancato introito».
Il problema è che non si parla di bruscolini. «Il guadagno che ci darà la Focobon 1 – spiega Costa – è ora sceso a 67 mila euro. E i certificati verdi della Focobon 2 scadranno nel 2020». Insomma al bilancio falcadino mancano circa 60 mila euro che in futuro aumenteranno. «Credo sia giusto ricordare che queste sono centraline in mano al pubblico – sottolinea il sindaco Costa – e che non hanno un grosso impatto ambientale. Le entrate che esse hanno garantito e che garantiranno in futuro sono e saranno utili al bilancio, ma, a causa dei certificati verdi, l’introito iniziale è stato “drogato” e quindi oggi, senza certificati verdi, ci troviamo pure senza una bella fetta che incide sulle entrate correnti. In questo caso andremo a tamponare, ma quello che è successo ci ha messo in allarme sullo stato di questa categoria di entrate. Dalla parte opposta di spese correnti ce ne sono sempre e per pareggiarle l’impresa non è così semplice: non possiamo mica agire solo sulle imposte».
Essendosi trovato di fronte a questa situazione delicata, Costa dà un suggerimento ai colleghi: «Attenzione alla scadenza dei certificati verdi, bisogna tenerne conto e programmare per bene le attività dell’ente per non trovarsi in difficoltà».
Gianni Santomaso
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