In provincia diminuiscono i pensionati

La legge Fornero si fa sentire anche sugli importi. Paura per i giovani: «Lavoreranno sempre pù tardi»
Pensionati in attesa presso un ufficio INPS di Napoli in una immagine di archivio ANSA/CIRO FUSCO
Pensionati in attesa presso un ufficio INPS di Napoli in una immagine di archivio ANSA/CIRO FUSCO

BELLUNO. La legge Ferrero si fa sentire. In provincia di Belluno sono diminuiti i pensionati. Secondo i dati forniti dall’Inps, per il 2016 sono previste 70.543 pensioni per il settore privato e 10.969 per quello pubblico, circa un migliaio in meno rispetto allo scorso anno. per quanto riguarda il loro valore, si passa da un importo medio mensile lordo di 827 euro (con punte di 1.155 per gli uomini e 608 per le donne) per quanto riguarda il privato, ai 2.029 euro degli uomini e ai 1.316 euro per le donne nel pubblico (dove l’importo medio mensile lordo ammonta a circa 1.600 euro).

«Il problema», dice Renato Bressan segretario dello Spi Cgil, «è che se da un lato si abbassano numericamente le pensioni per effetto della legge Fornero, a vantaggio dei conti dell’Istituto di previdenza, dall’altro il quadro che emerge non è rassicurante per i giovani, che entreranno nel mondo del lavoro sempre più tardi, ottenendo così un importo pensionistico mensile inferiore ai loro padri, perché il loro assegno sarà conteggiato sui contributi versati, non sugli stipendi».

Per far entrare prima i giovani, i sindacati dei pensionati stanno chiedendo al Governo di ridurre il trattamento pensionistico per quei lavoratori che dovessero anticipare, di qualche anno, la loro uscita dal lavoro. «I giovani di oggi saranno i pensionati poveri di domani», commenta tristemente Franco Piacentini presidente regionale dell’Auser.

In una situazione che è già di per sè molto complicata e in continuo divenire, «restano sul tavolo i frequenti annunci spot del Governo, che parla di dare gli 80 euro in più non soltanto ai lavoratori dipendenti, ma anche ai pensionati con pensioni minime. E questa è una cosa che da tempo inseguiamo e che chiediamo a Roma», dice Bressan che prosegue: «Sono alcune delle cose che abbiamo messo nero su bianco nel documento che abbiamo presentato al Governo. Ma ancora ad oggi di certo non c’è nulla».

«Il quadro che si prospetta da qui in avanti è alquanto pietoso, perché c’è il pericolo di deludere le aspettative che i giovani avevano riposto nel mondo del lavoro», dice Piacentini. «Per evitare di cadere nelle false illusioni, che vengono alimentate ad hoc da Roma, sarebbe meglio che il Governo chiamasse al tavolo le parti sociali, sindacati in primis, per discutere seriamente di un tema che interessa tutti».

I sindacati di categoria, quindi, rinnovano le loro richieste a Renzi affinché «si acceleri e si concretizzi la concertazione», conclude Piacentini, «invece di perdersi intorno a spot che lasciano allibite le personee le famiglie con redditi alla soglia della povertà (mille di mille euro al mese».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi