In provincia mancano macchinisti e capitreno

L’allarme lanciato da Lisa Nigris, segretaria veneta di Fast Slm: «Non si trovano giovani bellunesi che partecipino ai concorsi e alle selezioni di Trenitalia»

BELLUNO. Mancano macchinisti e capitreno per le ferrovie bellunesi. A lanciare l’allarme è Lisa Nigris, segretaria regionale del sindacato autonomo Fast Slm (sindacato lavoratori mobilità) Confasal del settore trasporti.

«Attualmente abbiamo in provincia 12 capitreno e 13 macchinisti», precisa la sindacalista. «Ma considerando che nel giro di un paio d’anni dovrebbero andare in pensione quattro persone e che un paio di capitreno sono in realtà originari delle province di Venezia e Treviso e apprezzerebbero un riavvicinamento a casa, possiamo dire che servono minimo 5-6 persone per le ferrovie bellunesi, allo stato attuale. Se poi consideriamo che nella stazione di Belluno ci devono dormire una decina di persone ogni giorno, fra macchinisti e capitreno di altri impianti, per garantire le partenze e gli arrivi di tutti i treni, con un aumento dei costi in capo a Trenitalia che deve pagare queste notti, significa che servirebbe molto più personale».

Il problema di fondo, però, come fa capire Nigris, è che finora «purtroppo la partecipazione dei bellunesi ai bandi di concorso emessi da Trenitalia è stata scarsa».

La sindacalista mette l’accento sul fatto che Trenitalia cerca sempre personale e che quindi questo potrebbe essere una bella occasione per creare nuovi posti di lavoro in provincia. «Per poter partecipare ai bandi della società di trasporto ferroviari», spiega Lisa Nigris, «è semplice: basta mettere il proprio curriculum sul sito di Trenitalia, tenerlo aggiornato e partecipare, cliccandoci sopra, alle campagne che vengono pubblicate periodicamente dalla società, sempre sul sito».

Fin qui sembra facile, anche se per l’esponente regionale di Fast Slm c’è un altro intoppo per i bellunesi prima di poter accedere a questi posti. «Le selezioni per questi posti le fanno, in genere, a Padova e Venezia e questo ha sempre svantaggiato i candidati delle province montane. Molti infatti non si presentano nemmeno, e poi gli iscritti dal Bellunese a questi bandi sono davvero pochi. Credo, invece, che questo farebbe bene ai giovani che troverebbero un posto di lavoro sicuro e a questo territorio che potrebbe così usufruire dei benefici di un aumento dell’occupazione».

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