In provincia otto nuovi maestri del lavoro

Saranno premiati il primo maggio a Venezia. Il console Colferai: «Nel Bellunese siamo 154»

BELLUNO. Sono otto i nuovi maestri del lavoro bellunesi che verranno premiati il primo maggio al teatro Toniolo di Mestre dal prefetto di Venezia, in rappresentanza del Capo dello Stato. Verranno insigniti della Stella al merito del lavoro Paolo Brotto, bellunese impiegato della Luxottica di Agordo; Adriano Casanova di Santo Stefano, operaio della Giorgio Fedon&Figli di Vallesella; Cristina Gasperin, Belluno, impiegata della De Rigo di Longarone; Gianvittore Giacomin, Fonzaso, operaio della Manifattura Valcismon di Fonzaso; Mara Lena, Agordo, impiegata della Luxottica di Agordo; Gabriella Lusa, Seren del Grappa, impiegata della Manifattura Valcismon di Fonzaso; Edi Sacchet, Castellavazzo, dirigente (ex operaio) della Sicet di Ospitale; Alberto Sossai, Sedico, quadro dell’Impresa Costruzioni Dal Magro di Belluno.

«In tutto il Veneto sono circa 80 i maestri del lavoro premiati quest’anno», spiega Giuseppe Colferai, console della federazione bellunese, «è un numero importante se rapportato alla popolazione dei vari territori. In provincia abbiamo 154 iscritti e, purtroppo, le nuove politiche del lavoro creano non poche problematiche per il conferimento di questa onorificenza».

Per diventare maestro del lavoro, infatti, servono, oltre a una condotta corretta e un impegno costante nel proprio ruolo, anche 25 anni continuativi di attività, requisito sempre più difficile da ottenere con un mercato del lavoro sempre più frastagliato e basato su contratti a tempo determinato. «Una volta era necessario lo stesso periodo di tempo passato sempre nella stessa azienda, ora le regole sono cambiate per avvicinarsi alla realtà lavorativa esistente», continua il console Colferai.

Tra le attività della federazione, c’è l’importante collaborazione con le scuole: «Andiamo a spiegare ai ragazzi quali sono le problematiche del lavoro e come queste nascono, per aiutarli a scegliere la strada migliore per il loro futuro».

Il problema dell’attività dei maestri del lavoro è soprattutto anagrafico: «Una volta con 25 anni di lavoro non mancava molto alla pensione e quindi la federazione aveva molte persone attive con un’età compatibile con le nostre attività, oggi quasi sempre chi viene premiato ha davanti ancora diversi anni di lavoro e non ha tempo per dedicarsi ad altro».

Fabrizio Ruffini

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi