In rivolta i comuni del Basso Feltrino «Pronti a passare all’Ato di Belluno»

Dieci milioni di euro all’anno Dal 1994 Quero, Alano di Piave e Vas conferiscono all’Alto Trevigiano un metro cubo d’acqua al secondo In cambio non hanno avuto nulla neppure un’agevolazione tariffaria
BASSO FELTRINO. Una partita ancora tutta da giocare nonostante le rassicurazioni della Regione. E’ quella dell’acqua, per la quale gli amministratori del Basso feltrino hanno chiesto una contropartita a Venezia. L’alternativa è uscire dall’Ato trevigiano. E lì sarebbero dolori.


«Se non si troverà una soluzione al problema dell’acqua, siamo pronti a chiedere l’uscita dall’Ato trevigiano per entrare in quello bellunese». A nove mesi dall’incontro con i vertici regionali il sindaco di Quero Bruno Zanolla è chiaro: «Le nostre risorse ci devono essere riconosciute. So che a Venezia molti stanno lavorando per noi, ma so anche che c’è chi rema contro». Da qui l’ipotesi di cambiare Ato.


Le premesse.
Alano, Quero e Vas conferiscono alla Marca un metro cubo d’acqua al secondo, il che equivale - tanto per essere venali - a un valore commerciale di dieci milioni di euro all’anno. Dal 1994 i tre comuni feltrini, unico caso in provincia, sono stati inseriti all’interno dell’Ato (ambito territoriale ottimale) di Treviso e dall’autunno scorso, dopo una gestazione ultradecennale, fanno parte della srl Alto Trevigiano.


Nonostante l’acqua donata alla pianura, la contopartita finora è stata nulla. Da qui la richiesta iniziale degli amministratori di applicare una agevolazione tariffaria per alanesi, queresi e vassesi, cosa però vietata dalla legge Galli del 1994, la stessa che istituì gli Ato.


L’alternativa, studiata a tavolino, nel settembre scorso rimaneva una: chiedere a chi di competenza (in questo caso la Regione) una contropartita in denaro, una sorta di risarcimento per così tanta ricchezza svenduta, per non dire regalata, alla terra del radicchio.


L’incontro.
Nel settembre 2006 (il 19) l’assessore regionale Renato Chisso e il consigliere Dario Bond, intermediario dell’operazione, incontrano a Quero le tre amministrazioni del Feltrino. L’impegno almeno formale dell’amministratore non tarda ad arrivare con un invito molto informale, per non dire casereccio: «Fatemi una lista».


La lista dei desideri.
Detto, fatto. Vas, Alano e Quero in meno di un mese predispongono la lista della spesa inserendo le opere cosiddette prioritarie. Si va dal centro storico di Marziai a contributi per far fronte all’ondata immigratoria, passando per ristrutturazioni di palestre e percorsi ciclo-turistici.


Acqua alta.
Dal settembre scorso i contatti non solo telefonici tra amministratori, Chisso e Bond si sono succeduti: «Molti, compreso l’assessore Oscar De Bona, ci stanno dando una mano, ma c’è anche chi sta remando contro per paura di creare precedenti. In realtà noi non chiediamo più di quello che ci spetta, una contrpartita per le nostre risorse». In pratica gli uffici regionali non si sono dimenticati del Basso feltrino, ma una risposta definitiva, magari un documento (nero su bianco), sembra ancora nell’iperuranio delle idee.


Non chiamatela minaccia.
Ma Zanolla, che ha tutta l’aria di essere un pragmatico, non si scompone: «In realtà un’alternativa ci sarebbe», dice. «Annettere il Basso feltrino all’Ato bellunese». La questione è tutt’altro che di lana caprina: infatti mentre all’interno dello stesso Ato non sono previste misure di compensazione, in Ato diversi sì. Tombola. «Ho una bozza pronta», rivela il primo cittadino, che però non vuole fare la voce grossa: «Non è una minaccia, è l’ipotesi più ovvia che abbiamo per cautelarci nel caso non si trovino soluzioni». Ovvio che la dipartita dei tre piccoli comuni feltrini provocherebbe un terremoto all’interno dell’Ato trevigiano. Dieci milioni di euro non sono bruscolini nemmeno per i ricchi cugini della pianura, che pure hanno il prosecco. Ma l’acqua è tutta un’altra cosa.
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