«In tre anni sono sorti dei gruppi specializzati per le emergenze»
BELLUNO. Vigili del fuoco sempre più specializzati. È questo il futuro del Corpo anche in provincia di Belluno, anzi nel Bellunese è già una realtà con i gruppi Doctor House, Tas e i cinofili. Realtà che il comandante Mauro Luongo lascerà in eredità al suo successore che si insedierà a metà settembre. Sigle e acronimi che nascondono operatività sempre più specifiche in risposta alle esigenze del territorio.
«Dall’emergenza in Emilia siamo andati via qualche giorno fa, noi gli ultimi», spiega il comandante, «abbiamo operato per la messa in sicurezza degli edifici e l’abbattimento di quelli pericolanti grazie al nostro personale specializzato, denominato Doctor House, nato dopo la tragedia dell’Aquila dove si sono distinti alcuni pompieri per le loro competenze. Si tratta di una decina di vigili scelti per questo progetto europeo che vede tre gruppi in Italia: Belluno, Alessandria e Napoli. Si tratta di una task force di tecnici e ingegneri deputati a fare la valutazione e la messa in sicurezza di edifici in qualsiasi parte del mondo».
Oltre al Doctor House, oggi si parla anche di Tas: cos’è?
«Per cercare di migliorare la nostra risposta in caso di una ricerca persona, abbiamo organizzato un gruppo di ragazzi detto “Tas” (Topografia applicata al soccorso) che sa utilizzare al meglio gli strumenti informatici che abbiamo a disposizione per mappare il territorio e pianificare la piattaforma del soccorso. Il gruppo è sorto un anno fa e si affianca alle ottime componenti del volontariato del territorio, ai gruppi di soccorso alpino e delle forze di polizia. Su questo fronte stiamo completando l’attrezzatura. Sono circa una trentina i nostri Tas. Anche questo gruppo è nato in seguito al terremoto abruzzese per esigenze pratiche di conoscere le vie percorribili per poter operare in sicurezza».
Quando ha saputo del trasferimento e cosa le resta di questi anni nel Bellunese?
«La nomina è arrivata il 13 agosto. Padova è un’importante opportunità che mi viene data in una grande città. Ma di questi anni porterò con me la grande operosità delle persone, il loro senso di responsabilità per cui non serve chiedere che si rimbocchino le maniche. Ma anche la semplicità nei rapporti a prescindere dalle cariche o dalla funzione istituzionale che svolgono. E questo permette un’ampia collaborazione tra tutti».
Quale è stato il momento più duro di questi tre anni?
«Sicuramente l’emergenza dell’inverno scorso, non solo il black out che ha interessato 60mila utenze, con tutti i problemi che ne sono derivati per l’approvvigionamento dei viveri e il riscaldamento, ma anche la grande nevicata, situazioni che hanno messo a dura prova il sistema di Protezione civile provinciale. È stato un vero banco di prova per me e per tutta la macchina dei soccorsi. Devo ammettere che le prime 24-36 ore da quando si è saputa l’entità del problema sono state per me, coordinatore dei soccorsi, momenti di tensione».
Un’impresa, considerando anche la carenza di organico.
«La carenza è ormai cronica ed è pari al 10% (mancano 24 persone sulle 235 in organico)».
E la caserma Toigo?
«Sono contento di aver portato a casa le risorse per il secondo lotto di 4 milioni di euro per i magazzini. E credo che per l’estate 2015 potremo entrare sperando che si realizzi anche il sovrappasso promesso».
E del centro regionale di addestramento per le unità cinofile cosa ne è stato?
«A settembre lo inaugureremo sempre alla Toigo. Sono 2000 metri quadrati attrezzati, per la ricerca di persone in ambiente urbano devastato, ma anche per interventi speleo grazie alle forze dell’Urban search and rescue (Usar). Ad oggi sono tre le nostre unità cinofile e l’idea è quello di aprire il centro a tutte le forze di protezione civile».
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