In un anno 45 denunce per violenza domestica in provincia di Belluno

Già 5 casi di maltrattamenti in famiglia in provincia di Belluno da inizio 2017 Tra gli strumenti a disposizione allontanamento immediato e ritiro delle armi

BELLUNO. Quasi una denuncia a settimana. È questa la media registrata a Belluno per i casi di maltrattamenti in famiglia. Un reato che riguarda mogli, figli, fratelli e che dà un’idea di come la violenza possa nascere anche nel luogo che dovrebbe essere più sicuro e accogliente, la famiglia.

Nel corso del 2016 in provincia di Belluno si sono registrate 45 denunce per maltrattamenti in famiglia. In molti casi ci sono state anche lesioni: uno schiaffo, un calcio, un pugno. O forse più di uno. E non sono mancate le violenze sessuali, 8 nel giro di un anno, soprattutto nei confronti di minori.

Ogni denuncia è una denuncia di troppo. E purtroppo non sono mancate neppure nel corso del 2017. In appena due mesi i casi di violenza domestica sono stati 5.

Per contribuire a fermare questo fenomeno la Questura di Belluno ha allestito ieri in piazza dei Martiri, in concomitanza con l’avvicinarsi della festa della donna, un gazebo informativo dove personale specializzato ha dato informazioni su come combattere la violenza sulle donne: spesso sono loro il soggetto debole costretto a subire tra le mura di casa.

Un’iniziativa che, oltre a fornire supporto e informazioni, ha avuto anche degli effetti immediati. Già nel corso della mattinata, infatti, alcune persone hanno segnalato dei casi delicati che ora verranno trattati dagli uffici della Questura. Un lungo lavoro che parte dall’ascolto delle vittime di violenza da parte di un ufficio specializzato. Capire, nonostante il pudore e le reticenze, se in una famiglia uno dei componenti oltrepassa il limite è un requisito fondamentale per poter sporgere denuncia e affidare così alla giustizia i responsabili.

Ma la fase di ascolto è importante anche perché consente di mettere immediatamente in atto azioni che talvolta possono salvare una vita. Ad esempio il ritiro delle armi in casa, che solitamente viene fatto dopo la denuncia, e che interessa tanto le armi detenute per difesa personale quanto quelle da caccia. Oppure l’allontanamento immediato, procedura che consente agli agenti di intervenire con prontezza nei casi più delicati e che è stata usata più di una volta nel corso degli ultimi mesi.

Fondamentali, in questo quadro, i centri antiviolenza che consentono alle donne un ricovero sicuro e nell’anonimato.

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