In una maniglia la rinascita del paese di Felice Maniero
FELTRE. Ha la mano tremante, Andrea Zampieri, sindaco di Campolongo Maggiore, quando prende in mano la maglia della casa di Felice Maniero, il capo della mala del Brenta. È uno dei 122 “ferri parlanti”, arrivati alla comunità di Villa San Francesco da tutto il mondo, esposti in mostra per il periodo natalizio alla cooperativa Arcobaleno di Feltre. L’inaugurazione è avvenuta ieri pomeriggio.
«Maniero è stato un danno per tutto il paese, inutile nasconderselo, soprattutto per i giovani», spiega Zampieri. «Ed è con i giovani che riprendiamo la rinascita, a partire da quella casa, trasformata in un laboratorio di umanità e di vita; tra l’altro ospita una stamperia 3D».
È un esempio delle tante liberazioni dai ferri che nei diversi continenti hanno significato morte, prigionia, sofferenze d’ogni tipo. Suscitano forte emozione le catene servite per legare, ad alberi posti fuori dai villaggi in Costa d’Avorio e Benin, i piedi di malati di mente, liberati da Gregoire Ahongbonon. Vien da trattenere il fiato davanti alla forhetta recuperata nel fango del Vjaont o al palo di ferro servito a sostegno del capannone nella tragedia dell’inondazione di Refrontolo nel 2014, provvidenziale per salvare decine di vite umane, a memoria di 4 persone trascinate dalla furia dell’acqua e decedute.
Il vescovo monsignor Renato Marangoni, presente all’inaugurazione, ha accarezzato come fosse il suo pastorale il palo di ferro usato sul Monte Grappa a sostegno del filo spinato. E come non commuoversi in faccia al banco della scuola di San Giuliano di Puglia crollata con il terremoto del 2002 con 26 bambini morti e due insegnanti, dono dei genitori? Lo scultore Mauro Bianchet ha donato un filo di ferro per filari di viti e tagliafieno, a ricordo dell’alluvione del 1966 con lo straripamento del fiume Cordevole. E via elencando.
La semplice cerimonia inaugurale è avvenuta nel pomeriggio, alla presenza del vescovo, dei sindaci di Feltre Perenzin e De Bortoli di Pedavena, di don Giacomo Mazzorana, responsabile del museo di arte sacra, di numerosi amici e volontari della comunità.
Il senso della mostra lo ha spiegato la presidente Maria Rosa Da Rold, mentre il direttore Aldo Bertelle ha illustrato la molteplice attività della comunità.
«Sono sindaco solo da giugno - ha detto Zampieri di Campolongo - e il mio impegno in politica lo devo a questa comunità, che ho conosciuto facendo il servizio civile alla Caritas di Padova».
Il vescovo Marangoni ha benedetto la piccola folla indossando la stola di don Beppe Diana, ucciso dalla camorra, e benedicendo con l’acqua proveniente da 800 tra mari, fiumi e laghi del mondo. “Covare l’inatteso” è il tema della mostra. L’inatteso - ha sottolineato il vescovo - è colui che ci ha generato. (fdm)
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