Incendio di Longarone, rubinetti chiusi da Ponte a Fiammoi

Undici punti di prelievo per il campionamento dell’acqua. Sotto stretta osservazione anche le reti a Zoldo e Longarone
Cristina Contento

LONGARONE. Non potabile: non è utilizzabile l’acqua che esce dai rubinetti di Ponte nelle Alpi, rione Santa Caterina compreso, e delle frazioni del capoluogo di Fiammoi, Safforze e La Rossa, tutte servite dall’acquedotto Rio dei Frari. Puzza di fumo per effetto dei residui di combustione dell’incendio di Fortogna che hanno contaminato alcune sorgenti che alimentano l’acquedotto. Bim Gsp e Ulss hanno deciso di continuare giornalmente le analisi per capire quando tornerà la potabilità e soprattutto se quella che arriva nelle case ha altri tipi di contaminazioni.

Sotto controllo è la rete del Comune di Ponte, ma analoghi prelievi e analisi vengono effettuati anche a Val di Zoldo e Longarone, per capire se gli inquinanti dell’incendio abbiano contaminato anche altre opere di presa e sorgenti. Sono 11 le zone di prelievo individuate da Ulss 1 Dolomiti e Bim Gsp.

«Abbiamo iniziato un piano di azione condiviso», spiega Fabio Gasperin, direttore operativo di Gsp, che si sta occupando di questo tema. «Vogliamo dare continuità ai rilevamenti. Ieri i campionamenti sono stati effettuati dalla Ulss, oggi sarà Gsp a occuparsene e via così nei giorni seguenti».

Dunque continua la non potabilità dell’acqua, che non può essere assolutamente utilizzata per scopi alimentari, neanche dopo la bollitura. Restano consentiti gli usi igienico sanitari, benchè non sia piacevole per nessuno puzzare di fumo dopo una doccia. Tra gli avvertimenti anche quello di non utilizzare acqua per irrigare gli orti o lavare la macchina: «È troppo scarsa a causa della siccità. Meglio non sprecarla».

Domani sono previste le prime piogge che continueranno per il resto della settimana. Intanto l’Ulss fa sapere che ieri pomeriggio sono iniziati i suoi «campionamento di acqua destinata al consumo umano, mediante prelievi in 11 punti della rete acquedottistica, afferente ai Comune di Ponte nelle Alpi, Longarone, Zoldo e Belluno (loc. Fiammoi)». Si tratta di analisi finalizzati alla ricerca di inquinanti, i cui risultati sono previsti per stamani.

«Dalle analisi risultava che i fumi addensati avessero rilasciato della cenere nelle fonti che alimentano gli acquedotti», spiega il sindaco di Ponte nelle Alpi Paolo Vendramini. «Per quel che riguarda il mio Comune, ho chiesto agli enti preposti le analisi, che hanno individuato queste problematiche, sconsigliando, in via precauzionale, l’uso di acqua a fini alimentari. Col passare del tempo, l’odore di fumo che usciva dai rubinetti è molto diminuito, visto che l’incendio è ormai sotto controllo».

Per quel che riguarda le analisi dell’aria, i dati tornano confortanti e si può tornare a fare attività all’aperto senza problemi. I livelli di concentrazione di PM10 sono rientrati nei limiti spiega Arpav. «Le indagini sulla presenza di idrocarburi policiclici aromatici, eseguite anche nella giornata del 26 a Longarone e Pieve d’Alpago, ha dato buoni risultati (0.30 nanogrammi/metro cubo a Longarone e 0.33 nanogrammi/metro cubo a Ponte)».

Arpav continua comunque il monitoraggio, non essendo l’evento incendio ancora concluso.

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