Inchiesta sulla centrale in valle del Mis
BELLUNO. La centrale idroelettrica in valle del Mis è finita nel mirino della procura della Repubblica di Belluno. Nelle scorse ore, gli uomini del Corpo forestale dello Stato hanno acquisito documenti presso alcuni enti amministrativi e chiesto informazioni sulle procedure che hanno portato all’autorizzazione del progetto all’interno dell’area protetta. Stando ad indiscrezioni, la magistratura vuole accertare la regolarità degli atti autorizzativi rilasciati alla società Eva - Valsabbia di Brescia per realizzare la centrale idroelettrica all’interno del Parco delle Dolomiti Bellunesi.
La vicenda è da anni al centro di polemiche sollevate da alcune associazioni ambientaliste e del caso s’è occupata, di recente, anche la trasmissione “Report” di Milena Gabanelli. Si tratta di una vicenda piuttosto contorta dal punto di vista tecnico-burocratico. Tanti i problemi aperti: dal passaggio della condotta sotto le gallerie della strada della Valle del Mis (la Sp2), un territorio piuttosto fragile, alla paventata (e, sembra, scongiurata con un accordo tra Comune di Gosaldo e Valsabbia) chiusura della strada provinciale, che metterebbe in grossa difficoltà gli abitanti.
Due in particolare i punti sui quali la procura ha posto la sua lente d’ingrandimento. Lo sbancamento di duecento metri quadrati di bosco dove far sorgere la centrale (in zona B1, dove la normativa prevede che si possano realizzare solo “edificazioni utili per attività di tipo tradizionale quali malghe o rifugi”) ed il perforamento di una pendice rocciosa, apparentemente in contrasto coi divieti generali del Piano parco e di una norma del testo unico del 1991.
Nei mesi scorsi il tribunale superiore delle acque di Roma aveva bocciato il ricorso presentato da Acqua bene comune, Wwf, Cai Veneto e Amici del Parco contro il progetto della centralina proposto dal Eva Valsabbia spa, autorizzando così a prelevare l'acqua dal torrente Mis, circa 50 metri a monte del ponte che porta in località Titele, e a convogliarla in una condotta di circa un chilometro e mezzo, che passerà sotto la Sp2 e arriverà alla centrale vera e propria, dove l'acqua verrà turbinata per produrre energia. La potenza installata, al termine dei lavori, sarà di 864,96 kw. Nella sentenza si diceva che il ricorso veniva respinto perché l'intervento dovrebbe servire ai fini istituzionali dell'ente Parco. Cioè per elettrificare la Valle, e, probabilmente, anche le strutture di Pian Falcina. Ma, secondo le associazioni ambientaliste, non sarebbe così. Nel progetto della Valsabbia sarebbe scritto che l'energia prodotta verrà immessa in rete verso nord, in direzione opposta alle strutture del Parco. Nel frattempo, però, la sentenza è stata impugnata in Cassazione.
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