Incidente al macello della Colomberotto, grave un 25enne di Arsiè

VIDOR. Un grave incidente sul lavoro si è verificato ieri poco prima delle 13 nell’area macello della Colomberotto Carni di Vidor, in provincia di Treviso. A pagarne le conseguenze D.B., un 25enne di Arsiè, dipendente di una ditta esterna di cui la ditta di via Montegrappa, uno dei più grandi poli di macellazione di tutta Europa, si avvale in caso di necessità, che ha riportato una grave ferita da taglio all’avambraccio. Subito sul posto di lavoro è accorso l’elicottero del Suem 118 che ha trasportato d’urgenza il giovane manovale all’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso dove è stato operato all’arto ferito, presso il reparto di chirurgia vascolare.
Le condizioni di D.B. sono sembrate gravi sin dai primi istanti, a causa della grossa quantità di sangue persa in seguito alla profonda lesione. Nonostante questo, fortunatamente, il giovane non sembra essere in pericolo di vita. Anche la situazione del braccio, dalle prime indiscrezioni trapelate dalla clinica, non farebbe presagire la necessità di amputazione. Alla Colomberotto sono giunti poco dopo l’incidente i carabinieri, oltre ai tecnici dello Spisal dell’Usl 2 per accertarsi sulle dinamiche, per ora sconosciute dell’accaduto.
Un 2018 che, stando alle cronache dei primi mesi di quest’anno, sembra non aver nulla da invidiare (purtroppo) all’anno scorso per numeri di infortuni sul lavoro. Il 2017 infatti fu un anno da record con ben 11 mila 352 denunce di infortuni sul lavoro e numeri che in questo primo quadrimestre dell’anno in corso, che sta andando a concludersi, sembrano ricalcare la falsa riga del recente passato. Dati che già a gennaio, Nicola Atalmi che segue in settore sicurezza per Cgil, aveva definito un vero e proprio “grido di allarme”.
Un triste fenomeno che specie in questi ultimi anni, in cui le ore lavorative continuano ad aumentare, si sta proporzionalmente moltiplicando «non appena le ore lavorate sono cresciute, è cresciuto anche il numero di infortuni», dichiarava Atalmi. «Ma questo non racconta bene il fenomeno: molti degli infortuni sono legati alla poca esperienza dei lavoratori, ed ecco spuntare un nugolo di contratti interinali e di precarietà varie».
Un problema reale che, nonostante gli investimenti fatti in materia di sicurezza e tutela del lavoro, con corsi di formazione a scopo di prevenzione sempre più presenti all’interno delle aziende, non sono sufficienti a far migliorare i numeri. Basti pensare che in ambito nazionale, come riporta l’Osservatorio indipendente di Bologna, ad aprile i morti sul lavoro sono già stati 151, contro i 113 del 2017. Un cambio di rotta è quindi necessario.
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