Incidenti sul lavoro in calo, ma per Belluno il 2016 è stato nero
BELLUNO. Cala il numero degli infortuni sul lavoro, con una variazione percentuale che, tra il 2010 e il 2015, è stata di ben il 35%. Ma il 2016 è stato un po' in controtendenza: se il 2015 aveva registrato un solo incidente mortale, lo scorso anno se ne sono verificati 5.
Un numero che spinge gli Spisal provinciali a mettere in evidenza quanto sia importante non abbassare mai l'attenzione sul tema sicurezza sui luoghi di lavoro. E che porterà a svolgere un'ancora più marcata attività di sensibilizzazione e formazione e a rafforzare le alleanze con associazioni di categoria, titolari di impresa e sindacati.
«Negli ultimi anni il numero totale degli infortuni, compresi quelli gravi e invalidanti e mortali, è andato progressivamente calando», evidenziano Adriano Rasi Caldogno, direttore generale Usl 1 Dolomiti, e Daniela Marcolina, dirigente dello Spisal. Ieri mattina la presentazione dell'attività svolta lo scorso anno dal Dipartimento di prevenzione, che è articolato in due Spisal.
Nel 2010 gli infortuni erano stati 1.892, scesi a 1.233 nel 2015, con un calo percentuale del 35%. Calati, sul totale, anche gli incidenti gravi (433 nel 2010 e 302 nel 2015, con un -30%), e quelli mortali, passati dai 4 di sette anni fa ai 3 del 2014, fino ad 1 nel 2015.
Un numero, quest'ultimo, che è però salito a 5 lo scorso anno: l'ultimo infortunio mortale del 2016, a dicembre, è stato quello che ha coinvolto l'operaio di 39 anni della Pandolfo di Lentiai.
«Un evento, come anche gli altri, che ha scosso tutta la comunità bellunese», commenta Rasi Caldogno, che ha evidenziato come gli incidenti con esiti infausti verificatesi nel 2016 siano stati legati soprattutto ad attività di mobilitazione e alla conduzione dei mezzi, si pensi all'articolato uscito di strada e capovoltosi a Livinallongo o al ribaltamento della pala meccanica nel caso accaduto a Cortina.
«In questi ultimi anni è cambiata la modalità di accadimento degli incidenti sul lavoro», dice ancora Marcolina con Nicoletta De Marzo, responsabile dello Spisal di Feltre. «Se fino al 2010 gli infortuni accadevano per carenze tecniche di sicurezza dei macchinari, da quell'anno in poi le cause principali sono di tipo organizzativo e comportamentale. Il fattore umano gioca quindi un ruolo fondamentale, dalla responsabilità dell'azienda fino a quella del singolo lavoratore».
Ecco allora che continua, andando anzi a essere potenziato, il lavoro volto a responsabilizzare e ad accrescere la percezione del rischio. «Questa è la parte più difficile», proseguono. «Se mettere in sicurezza una macchina è semplice, lo è meno cambiare l'atteggiamento del lavoratore». Tanto è stato fatto dal Dipartimento di prevenzione in questi anni e la dimostrazione è data da un reale miglioramento in termini di sicurezza degli ambienti di lavori, il cui merito va attribuito alle aziende e a chi le ha supportate nell'impegno pluriennale per rafforzare la cultura della prevenzione.
«Dobbiamo trovare e potenziare le alleanze con associazioni di categoria e sindacali e puntare ancora sulla formazione, come previsto dal dlgs 81/2008», ribadisce Marcolina. «Quella portata avanti dagli Spisal è un'attività preziosa e articolata», fa presente Rasi Caldogno. Attività che viene svolta da un team che, a livello provinciale, è formato da sette ispettori tecnici della prevenzione, tre medici, due assistenti sanitari, un igienista industriale e una figura amministrativa.
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