Incino, amministrazione fai-da-te

Venti residenti ostinati tengono in vita l’abitato, prendendosi cura degli edifici pubblici e delle strade
Di Francesca Valente

Strade che si sbriciolano, illuminazione pubblica scarsa, acqua che sa di cloro. Sono più di vent’anni che gli abitanti di Incino non ricevono la visita degli operai del Comune, tranne che per gli interventi di estrema urgenza. La manutenzione straordinaria ormai è un sogno per tutti. Ma anche quella ordinaria negli ultimi anni è diventata un’utopia.

Ecco perché un manipolo di volontari, tenaci abitanti di una frazione priva di servizi e con un tasso di spopolamento ai massimi storici, ha capito che non aveva più senso aspettare. E un anno fa ha cominciato a ricostruire parte della scalinata della chiesetta intitolata alla Madonna della salute, festeggiata il 21 novembre, e a ricostruire da zero la stradina di accesso alla parte alta dell’abitato, scavando il percorso che costeggia la chiesa e lastricandolo con pietre e cemento. I volenterosi si sono messi anche a tinteggiare l'interno della chiesa, a restaurare le statue, a ripulire i sentieri. Arrivati allo stremo della pazienza, i residenti si sono rimboccati le maniche per cercare di ridare tono e dignità a un borgo dimenticato da tutti, tranne che da coloro che si ostinano a volerci vivere. Il Comune ha fornito solo il materiale.

Villeggiatura per l'estate, rifugio per i fine settimana lontani dal caos cittadino, la frazione di Arsiè conta appena una ventina di abitanti stanziali. Quelli che ci sono nati non hanno nessuna intenzione di andarsene, ma c'è anche qualche temerario che per vocazione ha deciso di portare lassù la nuova residenza. Come Dino Maritan, approdato a Incino da Padova, che ha comprato due anni fa il rudere più alto del borgo per trasformarlo in una casa fatta su misura. Per raggiungere la sua abitazione, Maritan deve lasciare l'auto nel parcheggio ai piedi della frazione. Non c'è una strada asfaltata, solo un sentiero ripido e buio. Lungo il tragitto una signora taglia i rami degli alberi sporgenti, in vista della neve. La manutenzione è diventata quasi un passatempo, oltre che un modo per coltivare le amicizie. La vita riparata a queste persone non dispiace, però a sentirsi trascurati non ci si abitua mai. «Quando si fa buio, per muovermi mi serve la torcia», racconta Maritan, «sono anni che chiedo al Comune di mettermi qualche lampione, ne basterebbero un paio». Nei giorni in cui piove un po' più del normale, l'acqua che arriva dalle tubature di Rocca si sporca subito di terra. «E se non è sporca, sa di cloro», denuncia Tiziano Zancanaro, «quando ci si lava i denti viene da vomitare».

Da quattro anni la strada che collega Incino a Cismon del Grappa è chiusa per pericolo frane. I lavori sono iscritti nell’elenco delle priorità, ma manca l'accordo tra le due province per farli partire. Questo ha tolto la linfa vitale al paese, costringendolo a utilizzare un’unica via d'accesso, che in due punti rischia il crollo. Da una parte sta cedendo il guard rail, dall'altra l'acqua sta scavando una galleria sotterranea che alla prima occasione potrebbe aprire una voragine nella carreggiata. «Se ci chiudono anche via Chiesa, ci isolano», attacca Walter Zancanaro, il massimo conoscitore della storia della frazione. «È dagli anni novanta che qui non si fanno più lavori consistenti, ma ci avevano dimenticati già da prima». L'allacciamento del gas non c'è, si va con bombole e stufe a legna. Internet è un miraggio, ma fortunatamente il segnale mobile prende, anche se non a rete piena. La tv, strano a dirsi, riceve anche una cinquantina di canali. La posta è recapitata regolarmente, ma a certe persone viene lasciata sul parabrezza dell'auto, perché il percorso per arrivare alle case non è agevole. L'autobus passa una giorno sì e uno no, ma il sospetto è il servizio abbia i giorni contati, visto che sono in pochi a usarlo. Per i generi alimentari c'è la drogheria di Rocca, altrimenti bisogna spostarsi più in là. Dall'altra parte della diga c'è la frazione di Corlo, che conta tre abitanti appena. «Ma almeno è illuminata», ironizza Maritan. L'età media dei residenti è di 65 anni. Il più giovane ne ha 48. L'ultimo matrimonio risale alla fine degli anni ottanta. L'ultimo funerale è dell'anno scorso. L'ultima nascita? Di 38 anni fa.

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