«Inconsistente» l’autodifesa del sindaco
CORTINA. «Versione difensiva inconsistente» e priva di «fatti nuovi». Sono questi, in sintesi, i motivi che hanno spinto il giudice delle indagini preliminari Giorgio Cozzarini a respingere la richiesta dei legali del sindaco Andrea Franceschi, gli avvocati Antonio Prade e Gateano Pecorella, di revocare la misura cautelare degli arresti domiciliari.
Nell’ordinanza con la quale il gip Cozzarini non ha accolto la richiesta di rimettere Franceschi in libertà si legge che “l’istanza difensiva non si fonda su elementi di fatto nuovi” ma “esclusivamente sulla versione difensiva esposta dall’indagato nell’interrogatorio” reso al pubblico ministero Antonio Bianco nel giugno dell’anno scorso. Il giudice formula due osservazioni. La prima riguarda le presunte pressioni che il sindaco avrebbe fatto sull’ex capo dei vigili Salvato per togliere gli autovelox da Cortina. Su questo punto il gip sostiene che “l’indagato non ha aggiunto nulla di nuovo, rispetto a quanto già affermato nel corso del precedente interrogatorio reso al pubblico ministero, sicchè vanno richiamate integralmente le considerazioni esposte” nella prima ordinanza che ne dispose l’arresto per “l’inconsistenza della versione difensiva”.
Per quanto invece riguarda l’accusa a Franceschi di aver predisposto a tavolino un bando di gara sulla raccolta dei rifiuti per favorire l’imprenditore cortinese Teodoro Sartori il gip spiega che “l’indagato, pur negando le proprie responsabilità, ha confermato appieno le circostanze storiche su cui si fonda la ricostruzione dei fatti esposta nell’ordinanza applicativa (incontri con gli indagati, contenuto delle comunicazioni telefoniche e informatiche”.
Secondo il giudice Cozzarini il sindaco, nell’interrogatorio di garanzia, reso il 30 aprile scorso, non avrebbe apportato nuovi elementi a suo favore, rispetto a quelli ribaditi al pm nella primavera dell’anno scorso. Da un lato ha escluso il carattere illecito degli incontri con Sartori, dall’altro ha sostenuto che le sue scelte e le sue condotte (vedi la base d’asta sull’appalto dei rifiuti fissata al ribasso rispetto alla cifra indicata dalla sua “grande accusatrice” Emilia Tosi, ndr) sono state sempre finalizzate al perseguire l’interesse pubblico e non ad accontentare l’imprenditore privato. Ma secondo il gip pesano il “carattere clandestino” degli accorti presi con Teodoro Sartori e la predisposizione del bando “costruito grazie al fattivo intervento, diretto o indiretto, avvenuto a livello di intesa con gli amministratori pubblici” dell’imprenditore cortinese, unico concorrente che di fatto s’è aggiudicato la gara.
Nel frattempo, continuano le indagini. Gli uomini della Guardia di Finanza hanno sentito ieri a sommarie informazioni testimoniali il consigliere di minoranza Gianpietro Ghedina. Due giorni fa è stata la volta del capogruppo dell’opposizione Stefano Ghezze.
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