«Incredibile che sia viva, l’auto era un rottame»

Il capostazione del Soccorso alpino racconta il salvataggio della donna ceca. «Lassù era un finimondo»

SAN VITO. «Impressionante, è venuta giù davvero tanta roba. Siamo stati allertati verso le 21.15, siamo subito saliti alla partenza della seggiovia San Marco. Che non c’era praticamente più: massi, fango e detriti ovunque, una colata alta mediamente due metri che aveva completamente spazzato via il parcheggio e l’impianto. Poi abbiamo visto le macchine. O quel che ne restava».

Rivelano ancora incredulità le parole di Maurizio Galeazzi, capo stazione del Soccorso alpino di San Vito di Cadore che martedì sera, con altri undici soccorritori, è salito per primo sul luogo della tragedia. «Abbiamo trovato il disastro, era difficile persino orientarsi, la frana si era presa tutto il parcheggio e continuava a scendere anche di sotto, lungo l’alveo del torrente Rù Secco. Non se ne vedeva la fine. Non sapevamo cosa avremmo trovato, ma quando abbiamo visto le auto semisepolte dalla frana, trascinate a una ventina di metri, sotto il parcheggio era chiaro cosa fosse successo. Abbiamo riconosciuto l’auto di un ragazzo del rifugio San Marco, che fortunatamente era rimasto in quota, più in giù un’altra auto, trascinato dalla furia della montagna. In quattro siamo subito scesi, ma l’automobile che era stata trascinata sotto il piazzale era vuota. Abbiamo proseguito, scendendo a valle, lungo il torrente riempito dalla frana, un’unica enorme colata di fango e sassi. Quasi un chilometro più a valle abbiamo intravisto un’auto, cappottata, ruote all’aria, in prossimità di una briglia, dove il torrente fa un salto di diversi metri. Qualche passo e abbiamo visto la donna, che con tutto il busto usciva dalla carcassa del veicolo. Era stravolta, ma viva. L’abbiamo estratta e adagiata sulla barella, in inglese ci chiedeva solo del marito che era con lei. L’abbiamo portata a valle, un altro chilometro di discesa, fino all’hotel Roma, dove l’hanno presa in carico i sanitari del Suem. Era infreddolita, ma non aveva riportato ferite serie, incredibile: di quell’auto era rimasto solo un rottame».

Poi la risalita, il ritorno sulla frana, per la disperata ricerca dell’uomo. «Abbiamo cercato nell’auto, inutilmente, nessun corpo. Abbiamo sceso ulteriormente il Rù Secco, fino al paese, poi abbiamo proseguito fino al Boite. Niente. Alle due della notte abbiamo dovuto sospendere le ricerche, aveva ricominciato a piovere, era troppo pericoloso». (ma.ce.)

Argomenti:frane cadore

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi