Indagine ampia dietro i due arresti
FELTRE. Due arresti, eseguiti in esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dall’autorità giudiziaria.
C’è questo dietro l’operazione antidroga che la squadra mobile della questura ha portato a termine giovedì al Boscariz, con anche una unità cinofila, controllando alcuni appartamenti e cantine a disposizione di migranti ospiti della comunità Dumia.
L’inchiesta sarebbe molto più ampia ma le indagini sono in corso e la Procura di Belluno invoca il segreto istruttorio.
È dal 2014 che la Dumia, comunità residenziale protetta per tossicodipendenti, gestisce anche l’accoglienza dei migranti, come struttura accreditata dalla prefettura.
«In questo arco temporale, il turn over fra gente che arriva e gente che parte, è sempre stato alto», dice il presidente Jacopo Polli. «I giovani accolti negli appartamenti del quartiere Boscariz sono alloggiati lì già da un po’. Una volta che si sono attivate tutte le procedure, passando per il dipartimento di prevenzione che valuta lo stato di salute dei migranti nella fase di accoglienza e che autorizza l’agibilità degli alloggi assegnati, il nostro compito si è esaurito, fatti salvi i bisogni primari. Non mi stanco di ripetere che nel nostro capitolato non è previsto il compito di vigilanza dei nostri ospiti. Che del resto non devono rendere conto di cosa fanno durante il giorno e chi vedono o non vedono. La nostra struttura di via Volturno, nella cui parte di più recente edificazione sono collocati alcuni migranti, e gli alloggi satellite di cui dispone la cooperativa, non sono dei Cie. Gli ospiti, di conseguenza, non vivono in regime semi-carcerario. Loro possono uscire e tornare a casa quando vogliono, come tutti i liberi cittadini. Gli operatori non sono tenuti a fare i vigilantes».
«Certo, esercitiamo sempre un controllo discreto», sottolinea Polli, «e possiamo segnalare anomalie, qualora ne riscontrassimo la presenza. Ma ciò su cui vigiliamo e ottemperiamo, è l’aspetto dei bisogni primari. Nel capitolato d’appalto, non è indicato in nessuna riga o postilla che dobbiamo verificare cosa fanno durante il giorno o quali sono le loro frequentazioni. Quello che possiamo fare e che cerchiamo con tutte le nostre risorse di mettere in atto è il coinvolgimento dei migranti in attività socialmente utili. O di interesse comunitario come nell’ambito dell’iniziativa “Puliamo il mondo”, alla quale molti dei nostri ragazzi hanno aderito».
Un turn over elevato comporta una varietà di situazioni. «Spesso non c’è nemmeno il tempo di conoscere un nucleo o di prevedere se ci sono o ci saranno problemi», conclude il presidente Polli.
Laura Milano
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