Indipendenza Veneta controcorrente «No all’autonomia»
BELLUNO. Autonomia? No grazie, preferiamo l’indipendenza. Perché solo in uno Stato Veneto può trovare posto il “Canton Dolomiti”. È la ricetta proposta dagli indipendendisti bellunesi che ieri hanno presentato la loro squadra e il loro programma di fronte ai cancelli chiusi dell’ex Invensys. Con tanto di valigie, come gli emigranti che una volta erano pronti a partire. «Solo che una volta le valigie erano di cartone, ora in tasca i nostri ragazzi hanno la laurea» spiega Marisa Dalla Gasperina, candidata per Indipendenza Veneta.
«Abbiamo deciso di presentarci qui, di fronte a questa fabbrica chiusa, per simboleggiare il destino che sta subendo l’imprenditoria locale» spiega Massimo Vidori, anche lui candidato. Insieme a lui hanno deciso di scendere in capo Axel De Pellegrini, Andreas Quinz e Lisetta Laner. «Io non vorrei che Sappada passasse con il Friuli» spiega Quinz, «ma che rimanesse in Veneto. Ma un Veneto con una connotazione internazionale». «Anche io sono figlia di un emigrante» spiega Laner, «e ho origini trentine. Lì l’indipendenza è trattata in modo diverso». «In Agordino abbiamo grosse problematiche sul tema della sanità e della scuola» aggiunge De Pellegrini, «che si possono risolvere con l’indipendenza, non con l’autonomia».
Non è una differenza da poco. «Noi proponiamo un concetto nuovo» spiega Vidori, «cioè la nascita del Canton Dolomiti. È una proposta di autogoverno possibile all’interno di un nuovo Stato. L’autonomia regionale è stata cassata più volte, non è un concetto spendibile. Chi lo dice è in cattiva fede». Dal ’95, quando sono stata eletta come consigliere provinciale, ad oggi non è cambiato nulla» aggiunge Dalla Gasperina, «non credo neppure a chi ci dice che la Provincia tornerà elettiva».
Non solo assetto amministrativo. La proposta di Indipendenza Veneta si basa anche sul rilancio dell’economia. «Questo territorio dà 800 milioni di euro di residuo fiscale» ricorda Alessio Morosin, candidato alla presidenza della Regione per Indipendenza Veneta e presente ieri al banchetto bellunese, «basterebbero per rilanciare l’economia in pochi mesi. Invece la legge sulla specificità è uno specchietto per allodole, mancano le risorse. Non vogliamo che Belluno sia un territorio di questuanti». (v.v.)
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