Individuata la ferita soccorsa da Maria
Rocco e Vettorel dopo gli scontri al G20 sono ancora in carcere ad Amburgo ma sembra aprirsi uno spiraglio positivo
FELTRE. Quasi un mese di galera. E non è finita. I feltrini Maria Rocco e Fabio Vettorel e gli altri quattro italiani Alessandro Rapisarda, Orazio Sciuto, Riccardo Lupano ed Emiliano Puleo stanno aspettando notizie sulla loro scarcerazione. Sono dentro, ad Amburgo dalla manifestazione contro il G20 del 7 luglio e contano soprattutto sulla Corte federale di giustizia, se non altro perché ha sede lontano dalla città sull’Elba, dove il clima non è per niente favorevole. Rocco è nel carcere di Billwerder con gli altri quattro maggioenni, mentre Vettorel in quello minorile di Hanöfersand, avendo 18 anni.
Potrebbe essere una buona notizia il fatto che sarebbe stata rintracciata dall’avvocato Gerrit Onken la ragazza tedesca con una frattura esposta, alla quale i due feltrini hanno prestato soccorso, invece di allontanarsi dalla polizia. È la testimone chiave, sempre se gli investigatori le crederanno, naturalmente. Nel frattempo, oltre alle visite consentite ai genitori dei detenuti, un viaggio ad Amburgo l’ha fatto anche Carla Cassol, consigliere comunale di Feltre. Ne parlerà con il sindaco Paolo Perenzin, anche in funzione di quell’incontro pubblico con il collega bellunese Jacopo Massaro, che dovrebbe servire a focalizzare ancora di più l’attenzione sul caso di questi due ragazzi, che rischiano una carcerazione preventiva fino a un anno, più eventuali proroghe per grave turbamento dell’ordine pubblico e resistenza a pubblico ufficiale.
A proposito, emergono particolari molto interessanti dal verbale di udienza del 17 luglio, nella quale si discuteva della richiesta della revoca della custodia cautelare applicata a Maria Rocco: «Che l’imputata venga graziata, non può essere preso in considerazione. La procura intende eseguire il dibattimento pubblico in materia. La presenza dell’imputata è assolutamente necessaria e il tribunale nutre grossi dubbi che l’imputata, una volta lasciato la Germania affronti questo dibattimento».
Il pericolo di fuga, dunque, quello che non è mai stato un problema per alcuni indagati tedeschi, che sono stati rilasciati, un dato di fatto questo sul quale insistono i legali italiani di Maria Rocco, Prade e Carponi Schittar. Con precisione la donna è accusata di aver corso contro gli agenti della polizia federale: «In questa circostanza, l’imputata o attaccò gli agenti di polizia ella medesima con oggetti pericolosi che portò con sé oppure quell’attacco fu attuato da altri a sua coscienza e volontà». Tutte ipotesi che Rocco ha sempre respinto, ma è ancora in prigione.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Video