Industriali di Belluno, se ne va anche l’intera sezione del legno
BELLUNO. Non si ferma il fuggi fuggi da Confindustria Belluno Dolomiti. I mal di pancia e i gravi malumori che erano sorti negli ultimi mesi ma che sembravano aver interessato soltanto qualche socio, ora sembrano diffondersi a macchia d’olio. È di ieri la notizia dell’uscita in massa di un’intera sezione, quella del legno, capitanata da Marco Baldovin. Si tratta di ben 13 aziende, di cui due sono tra le fondatrici dell’associazione bellunese. Stiamo parlando della Fratelli Saviane d’Alpago in località La Secca e la Monti di Auronzo. Si erano iscritte ancora 71 anni fa, avevano cioè costituito lo zoccolo duro su cui era nata Confindustria Belluno.
La decisione, come è capitato anche per gli altri soci, è stata maturata pian piano: prima cercando un confronto con la presidenza, il direttivo e la giunta, confronti che si sono però dimostrati inutili. A questo punto la decisione di lasciare l’associazione. La lettera via mail al presidente Luca Barbini è stata inviata già lunedì. Ieri durante l’assemblea delle sezioni, i soci si attendevano una spiegazione in merito a questi abbandoni, ma a quanto pare non è arrivata.
E se la scelta di abbandonare l’associazione, in cui molti imprenditori per decenni si sono riconosciuti, è stata difficile e penosa, lo è stato di più, secondo quanto confermano gli ex iscritti, «vedere l’indifferenza con cui è stata accolta. Nessuna telefonata da parte del presidente o di qualcuno in sua vece per chiederci il motivo, per poter ragionare insieme». Qualcuno degli industriali, forse quelli più “fiduciosi” che se ne sono andati, si aspettava un dietrofront nell’impostazione gestionale dell’associazione, di fronte a queste scelte “radicali”, ma anche su questo c’è stata delusione. Nessun “mea culpa” da parte del presidente Barbini, «nessun riconoscimento di un errore di gestione e soprattutto nessuna intenzione di ricominciare daccapo. E questo rammarica ancora di più», dicono alcuni degli associati della sezione del legno.
Da quello che trapela da palazzo Doglioni Dalmas, inoltre, anche queste uscite sono destinate a non rimanere isolate. Infatti, nelle prossime settimane o forse addirittura nei prossimi giorni sono attese altre defezioni. Da quanto si sa, ad oggi, anche un’altra azienda importante del tessuto produttivo bellunese ha inviato la disdetta, anche se nei giorni scorsi dalla sede sarebbe giunta una chiamata per chiedere un’eventuale disponibilità ad un confronto con l’amministratore delegato. E su questo chiarimento sono puntati gli occhi di tutti.
E così nel continuo e, a questo punto, poco comprensibile silenzio in cui si sta trincerando Confindustria, sono quasi una ventina le imprese e quindi gli imprenditori che hanno dato la disdetta. Sicuramente non siamo davanti a una cifra elevatissima, ma comunque è importante per far capire il clima esistente all’interno dell’associazione.
Molti di coloro che se ne sono andati, nel frattempo, stanno valutando l’opportunità di iscriversi da altre parti, ove possibile.
Infine, da quanto ci è noto, di questa situazione sono stati informati anche i livelli associativi nazionali, anche se ad oggi ancora una presa di posizione non è arrivata dai piani alti.
A questo punto, si attendono gli ulteriori sviluppi di una vicenda che ha l’aria ormai di prevedere diverse puntate.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi