Infermiera e medico finiscono a processo per esercizio abusivo

La donna ha svolto il ruolo di tecnico al Centro trasfusionale di Feltre. È a giudizio anche il direttore sanitario per omessa denuncia

FELTRE. L’infermiera non faceva più il suo mestiere. Per un certo periodo, ha ricoperto il ruolo di tecnico sanitario di laboratorio, al Centro trasfusionale dell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre. R.P. e il primario Giovanni Di Mambro sono a processo per esercizio abusivo della professione, mentre il direttore sanitario Lorenzo Tognon per omessa denuncia. I tre sono difesi dall’avvocato Resenterra, che ieri mattina ha chiesto la celebrazione del rito abbreviato. Il giudice Coniglio l’ha fissato per il 18 settembre, alle 12.30: non saranno ascoltati testimoni, ma tutto il procedimento penale si svolgerà sulle carte del pubblico ministero Tricoli.

Non è difficile immaginare che i tre si difenderanno, sostenendo che un vero tecnico di laboratorio non c’era e l’unico sistema per far funzionare il reparto, in particolare durante l’orario notturno, era impiegare l’infermiera professionale. Naturalmente la donna ha fatto quello che le aveva chiesto il suo superiore diretto. Va di conseguenza la posizione di Tognon, che non ha denunciato la situazione irregolare, perché evidentemente l’urgenza era quella di garantire comunque un servizio indispensabile per l’ospedale.

I fatti risalgono a più di sei anni fa: erano i primi di gennaio del 2011 e le indagini sono partite da un esposto anonimo da parte di qualcuno che si era accorto di una situazione effettivamente anomala. Il Nas dei carabinieri di Treviso è andato nella struttura sanitaria di via Bagnols sur Ceze, per verificare la situazione e ha avuto la conferma che l’infermiera andava ben oltre i compiti stabiliti dalla sua qualifica e questo senza averne la necessaria abilitazione. Faceva operazioni che avrebbe potuto fare soltanto un tecnico di laboratorio: questo l’ha portata a processo, insieme al primario del reparto. Tognon, invece, è accusato di aver saputo che succedeva tutto questo, ma di non averlo denunciato all’autorità giudiziaria.

Le indagini sono state lunghe e complicate o il fascicolo ha dormito per qualche tempo. A settembre, in caso di condanna, i tre avranno diritto allo sconto di un terzo della pena.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi