Infezione al seno: la paziente vuole 90 mila euro

Due medici chirurghi del Giovanni Paolo II in tribunale per lesioni colpose aggravate dopo un intervento di riduzione
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso



Operazione al seno con infezione. I due chirurghi dell’ospedale di Pieve di Cadore, Stefano Valletta e Sebastiano Muccio sono a processo per lesioni colpose aggravate. La paziente si è costituita parte civile con l’avvocato Mauro Gasperin ed è pronta a chiedere 90 mila euro di risarcimento danni, dopo una malattia di due mesi e venti giorni. Valletta è difeso da De Vecchi e Muccio dalla trevigiana Pollesel.

Il giudice Feletto ha aperto il dibattimento e rinviato ai prossimi mesi per ascoltare prima di tutto i testimoni dell’accusa. Seguiranno quelli della difesa, ma come quasi sempre succede in casi del genere a fare la differenza saranno i consulenti di parte e l’eventuale perito nominato dal tribunale. I fatti coprono un arco temporale, che va dal 29 dicembre 2014 al 16 febbraio 2015. Ma l’intervento chirurgico eseguito dagli stessi due medici è del 2 dicembre. La donna di Limana voleva avere un seno più piccolo con un intervento che si chiama mastoplastica riduttiva bilaterale.

La Procura della Repubblica contesta ai due medici negligenza, imprudenza e imperizia nelle visite successive al bisturi, quando avrebbero sottovalutato la mancata guarigione delle ferite chirurgiche del seno destro e l’infezione che si è sviluppata in seguito. Solo dopo il settimo controllo, avrebbero prescritto alla donna una terapia antibiotica, che peraltro si rivelerà evidentemente sottodosata e non adeguata, anche perché i due non avevano eseguito un tampone necessario a individuare il germe responsabile.

Solo all’undicesimo controllo si è provveduto a questo esame, malgrado l’infezione fosse diventata più grave, nel frattempo erano state fatte solo delle medicazioni palliative. Lo stesso tampone è risultato positivo al Corynebacterium striatum, a non per questo i due medici si sono rivolti allo specialista infettivologo, per avere una conferma della diagnosi ed essere nelle condizioni di prescrivere una giusta e mirata terapia antibiotica.

Contestata tutta una serie di omissioni che hanno provocato un grande sofferenza a una paziente, che il 16 febbraio si è rivolta al Pronto soccorso dell’ospedale San Martino di Belluno, dove è stata ricoverata e curata. Nell’udienza filtro, il giudice Feletto ha ricevuto le liste dei testimoni e rinviato ai prossimi mesi, per cominciare ad ascoltarli. —



Argomenti:malasanità

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi