Ingiurie al rivale in amore multa da ottocento euro
ARSIÈ
Quando Roberto Noal ha visto che l'ex marito della donna con la quale si stava frequentando, tornava a vivere con lei per ricucire il rapporto di coppia, è iniziata una serie di telefonate e sms di insulti e frasi intimidatorie. Ingiurie e minacce sono i due capi d'imputazione per cui l'imputato è stato condannato dal giudice di pace Silvano Darugna al pagamento di una multa di 800 euro oltre alle spese processuali, più 500 euro di risarcimento oltre alle spese di costituzione di parte civile stimate in mille euro e agli accessori di legge. Questa la sentenza pronunciata ieri nell'aula del tribunale feltrino, che ha dato ragione a Massimo Campana riguardo ai fatti accaduti ad Arsiè nel periodo compreso tra il 20 e il 24 gennaio 2010.
E' la stessa persona offesa a ricostruire il quadro della vicenda: «Dopo un periodo di separazione da mia moglie, avevamo deciso di cercare di riconciliarci per il bene dei figli», ha spiegato nel corso dell'udienza. «La prima notte in cui ero rientrato a casa – era l'1.30 del 21 gennaio dell'anno scorso – Roberto Noal ha suonato il campanello perché voleva spiegazioni. Gli ho risposto che avevamo deciso di rimetterci insieme per ricostruire la famiglia e lui se n'è andato tranquillamente». La questione sembra finita qui, invece «dalla sera del giorno successivo ha iniziato a telefonare, sia sul cellulare che sul fisso, e a inviare messaggi che ho fatto leggere anche ai carabinieri. Mi diceva “uomo senza palle”, “vieni fuori che facciamo i conti”, “conosco bene le tue abitudini”, “ti aspetto al cimitero”, ma era effettivamente parcheggiato con la macchina lì davanti che mi aspettava. La situazione era molto tesa e sono sempre stato minacciato».
Al termine del procedimento, una volta sentite sia la richiesta del Pm (mille euro di multa) che la discussione dei due avvocati (Paniz per la persona offesa e Rech per l'imputato), il giudice di pace ha ritenuto Roberto Noal colpevole di ingiurie e minacce, con il riconoscimento delle attenuanti generiche. Complessivamente, una sentenza da 2 mila 300 euro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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