Inquilini sfrattati dalle case Kraller: «Siamo sulla strada»

Protesta in via Lungardo. Il sindaco: «C’è chi non ha diritto all’alloggio, perché ha rifiutato lavori o altre sistemazioni»
problemi abusivi nel condominio popolare in via lungardo
problemi abusivi nel condominio popolare in via lungardo

BELLUNO. Hanno un mese per liberare gli appartamenti in cui vivono. Protestano, gli inquilini delle case Kraller, gli edifici di emergenza che il Comune utilizza quando una persona si trova in condizioni di grave difficoltà. «Il Comune ci sta mettendo in mezzo ad una strada», dice un uomo, che vive in via Lungardo da due anni. «Se non riesco a trovare un lavoro come faccio a trovare un appartamento in cui vivere?».

Lo sfratto esecutivo è stato inviato a diversi inquilini, che hanno tempo fino alla fine dell’anno (ma alcuni a fine settembre, dipende dalle situazioni) per liberare gli appartamenti. «Quando sono venuto a vivere qui mi avevano detto che non avrei potuto rimanerci molto tempo, ma mi avevano sempre fatto proroghe», continua l’uomo. «Chiedo solo mi si dia il tempo di trovare un’occupazione, di questi tempi non è facile».

La persona, che desidera rimanere anonima, lavorava per un’azienda bellunese che ha chiuso tre anni fa. Da allora si è barcamenato fra impieghi precari, con la certezza di avere una casa in cui tornare la sera. «Come me ce ne sono tanti in questi edifici», continua. «Ci sono venti appartamenti e nessuno che abbia un lavoro stabile, altrimenti ce ne andremmo. Ci ha messo il Comune qui, dopo aver fatto domanda e presentato l’Isee». Gli inquilini pagano un affitto molto basso, anche 10 euro al mese.

Si sono rivolti all’Ater, perché il Comune gli ha affidato questi edifici, «ma ci hanno detto di non sapere niente degli sfratti. Le graduatorie per gli alloggi popolari usciranno in primavera, dove dovremmo andare nel frattempo?», conclude l’uomo. «Che ci diano una proroga, almeno fino a quando non usciranno le graduatorie».

È stato chiesto un incontro anche al sindaco, che ribalta la questione: «Le persone che hanno ricevuto lo sfratto hanno rifiutato lavori che il Comune aveva trovato loro, e anche alloggi Ater che erano stati loro destinati. Erano stati predisposti dei progetti sociali per queste persone, che però non hanno rispettato gli impegni». Il sistema sociale è cambiato negli ultimi anni, «non esiste più il concetto di mera assistenza», continua il sindaco. «Quando una persona si rivolge al Comune perché si trova in difficoltà noi la aiutiamo, creando per lei un progetto. Che prevede anche una serie di impegni da parte della persona. Se non vengono rispettati, il progetto viene chiuso».

Inoltre, continua, «le case Kraller non sono alloggi popolari, ma di emergenza. Quando le persone sono entrate hanno firmato un contratto che prevede la permanenza per tre o sei mesi, prorogabile fino a un anno. C’è gente che vive in quelle case da sei, sette anni, e magari ha rifiutato un alloggio Ater e un lavoro. Gli inquilini sono stati avvisati ogni sei mesi che avrebbero dovuto andarsene. Il primo avviso è arrivato due anni fa, dunque non stiamo mettendo nessuno in mezzo a una strada. E gli sfratti sono arrivati solo ai casi impropri, alle persone che non hanno diritto a rimanere in quegli appartamenti».

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