Insetti e cervi, agricoltura in ginocchio

Con le piogge è tornata la diabrotica che minaccia il mais. Pezzino: «Campi devastati dalla fauna selvatica, serve aiuto»

BELLUNO. Meteo, insetti e fauna selvatica mettono in ginocchio l’agricoltura bellunese.

Con le piogge di queste ultime settimane è tornata a fare la sua comparsa la diabrotica, un insetto molto vorace, comparso due anni fa in provincia di Belluno, che intacca le piante del mais mangiandone le radici e colpendone le foglie, praticamente distruggendo in gran parte il raccolto.

«Anche due anni fa», precisa il presidente di Coldiretti, Silvano Dal Paos, «si erano presentate delle condizioni climatiche simili a quelle di quest’anno. La pioggia e l’umidità che ne deriva rappresentano terreno fertile per questo parassita che anche ora, da quanto mi riferiscono i miei iscritti, è ricomparso e sta mettendo in serio pericolo il già magro raccolto di mais. Infatti», prosegue Dal Paos, «chi ha seminato tardi non vede nemmeno crescere le piante, mentre chi le ha seminate più indietro, ha visto le foglie, in modo particolare, intaccate».

«Il problema», precisa anche il nuovo direttore della Cia, Roberto Fugazza, «è che non ci sono prodotti fitosanitari efficaci, e poi anche se venissero utilizzati, non avrebbero alcun esito perché la pioggia li lava via. Bisognerebbe intervenire con sistemi agronomici, soprattutto cercando di far ruotare le colture: perché coltivare sempre mais non fa altro che aumentare la presenza di questi insetti».

Insetti che sono pericolosi già allo stato larvale quando per crescere si nutrono delle radici delle piante. Ma non è solo contro il meteo e la diabrotica che gli agricoltori bellunesi devono difendersi.

Ne sa qualcosa Alessandro Pezzino che insieme alla moglie Daniela De Cristofaro gestisce un’azienda agricola “I frutti del sole” a San Gregorio nelle Alpi. «La situazione è drammatica», racconta Pezzino, «a causa della pioggia di queste settimane, insieme con la grandinata di sabato scorso e all’attività molto proficua dei cervi, le mie coltivazioni sono state devastate».

E la situazione è così grave che l’agricoltore ha deciso di chiamare anche l’assessore regionale competente, Giuseppe Pan che l’altro ieri è salito a vedere di persona come stanno le cose.

«L’assessore è rimasto colpito dalle condizioni in cui ci troviamo: qui vicino ci sono 20 cervi che praticamente pascolano nei miei campi dove coltivo mirtilli, lamponi, ribes ma anche alberi da frutta. Sono riuscito a salvare qualche ortaggio perché mi sono costruito una serra, ma se non la chiudo, come è capitato una volta, all’indomani mi sono trovato dentro un capriolo che ha mangiato delle piante. È difficile fare agricoltura in montagna e penso che chi la fa, dovrebbe essere sostenuto con dei contributi degli enti pubblici. Qui la specie a rischio di estinzione sono gli agricoltori, non certo la fauna selvatica». Pezzino è riuscito l’altro ieri a strappare un impegno dalla Regione a sostenere la realizzazione di una recinzione intorno a tutte le coltivazioni dell’azienda agricola. E, da quanto si sa, ha anche allertato la polizia provinciale che ieri ha effettuato un sopralluogo: «Ha preso atto di come sono le condizioni. Io credo che se la situazione non migliorerà sarà costretto a chiudere il prossimo anno. Qualcuno deve aiutarci, così non si può andare avanti», è l’appello accorato che lancia l’agricoltore.

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