Intelligenza artificiale, bellunese a Dublino lancia la sfida a Google e Amazon
Alessandro Prest con l’amico Luca Boschin ha aperto Visua.
La startup è leader nel riconoscimento delle immagini
BELLUNO. Sono leader, con la loro start up Visua di Dublino, del mercato specializzato che ha bisogno del riconoscimento di immagini. E lavorano con successo per combattere la contraffazione dei prodotti più vari (come scarpe, giocattoli, magliette) e la pirateria informatica, che ogni giorno miete tante vittime inconsapevoli.
Da Belluno a Dublino, insomma, per progettare il futuro, ad iniziare dalla intelligenza artificiale: questo il percorso compiuto dal giovane bellunese Alessandro Prest (classe 1983) e del suo amico e socio Luca Boschin di Udine (1986), con alle spalle un curriculum di studi d’eccellenza (economia a Lugano per Luca, un dottorato in intelligenza artificiale a Zurigo per Alessandro, dopo la laurea in informatica a Udine) e soprattutto la voglia di mettersi alla prova per creare un proprio futuro.
«Siamo partiti», spiega Alessandro Prest, «dall’idea di provare a sviluppare il riconoscimento automatico dei loghi. Ed è nata nel 2014 LogoGrab, una sorta di QR Code ancora più intelligente. Sì perché il QR code (in inglese Quick Response Code, inventato in Giappone nel 1994, ma diffuso in tutto il mondo dalla fine del 2000, ndr)»
E una volta letto il suddetto logo?
«Un’azienda può decidere, ad esempio, di collegare il lancio di un prodotto, un concorso, un premio, uno sconto riservato a chi partecipa all’iniziativa. Punti lo smartphone sul logo ed accedi direttamente ai contenuti che quella azienda ha riservato solo a chi si collega con questo sistema».
Questa è stata la partenza, e poi?
«Poi a fine 2019 nasce Visua, ovvero l’intelligenza artificiale applicata alla visione: una nuova identità, un nuovo nome».
Che fate?«Tante cose, con il comune denominatore che è l’intelligenza artificiale visuale, ovvero immagini e video. A livello di aziende è cresciuta molto, ad esempio, l’esigenza di monitorare il proprio brand online. Pensiamo all’analisi degli sport ed alle sponsorizzazioni degli eventi: come capire i ritorni reali di un investimento? Quante volte un brand appare durante una partita di calcio o di football americano? Noi, con la nostra tecnologia, riusciamo a fornire risposte precise, ponendoci come tramite fra team e sponsor».
E poi?
«Lavoriamo sull’autenticazione di prodotti. Sia online che nel commercio fisico, c’è stata una vera esplosione delle contraffazioni, dai giocattoli per bambini alle scarpe ai vestiti di alta moda. Quando un prodotto è vero e quando è falso? Alcuni marchi applicano degli ologrammi sul prodotto, difficili da duplicare. La nostra tecnologia invece permette di capire se un prodotto è originale con il semplice aiuto del telefonino».
Avete una vostra app?
«No, il nostro modello è la vendita in licenza, ovvero incorporiamo la nostra tecnologia nelle app dei clienti, senza cercare di arrivare al cliente finale, sarebbe troppo complesso».
Un esempio?
«Per e-Bay scannerizziamo le varie aste per capire se i prodotti (che, lo ricordo, vengono messi in vendita dagli stessi utenti della piattaforma) sono autentici o no. Ed è fondamentale, perché le normative oggi sono molto più stringenti per questi siti, che devono vigilare su cosa transita sul loro negozio online e sono responsabili di eventuali truffe».
E cosa altro?
«Stiamo lavorando attivamente nel campo sempre più importante della cyber security. Non passa giorno senza che si senta parlare di grosse truffe informatiche e uno dei sistemi più utilizzati è quello del phishing, ovvero una mail, in arrivo in apparenza da una banca o da un’azienda, che ti chiede di fornire i tuoi dati personali. Quanti ci cascano ancora. Le aziende della sicurezza informatica hanno messo un primo stop, utilizzando un filtro basato sulla ricerca delle parole chiave come password, reset, smarrimento dati, carta d’identità. I malfattori allora, invece di inviare un testo, ormai facilmente monitorabile da uno scanner classico, hanno iniziato a spedire delle immagini. Noi abbiamo la tecnologia per leggere in quelle immagini le stesse parole chiave che sono indice di una possibile truffa».
Avete basato la vostra sede a Dublino, perché? E lo rifareste?
«Perché è una città che aveva scommesso di diventare, entro il 2020, la capitale europea delle nuove tecnologie. E ci è riuscita attirando aziende innovative da tutto il mondo, grazie a una bassa tassazione e a servizi adeguati. Qui vicino a noi hanno le loro sedi europee, ad esempio, Google, Amazon, Facebook, Twitter, Oracle, Ibm, Yahoo, Microsoft. Poi qui, non va dimenticato, c’è una delle più qualificate Università al mondo, il Trinity College, e anche una buona qualità della vita, che ha la sua importanza. E poi hanno creduto in noi».
Come?
«Il Governo Irlandese ci ha dato all’inizio 250 mila euro, a condizione che ci trasferissimo qui. Abbiamo presentato il nostro progetto, insieme ad altre 500 candidature, ci hanno messo appena un mese a selezionarlo e a staccarci un primo assegno di 125 mila euro (mai avuto tra le mani prima tanti soldi insieme...) e il rimanente è arrivato non appena abbiamo iniziato ad assumere. Ed oggi siamo in quindici, di otto diverse nazionalità. Insomma, la scelta di Dublino è stata fondamentale perché possiamo trovare il talento in città».
Come si batte la concorrenza di big come Google ed Amazon?
«Proponendo un servizio su misura per il cliente e cercando di capire lui e i suoi bisogni. I big dicono: questo è il nostro prodotto. Noi diciamo: il prodotto giusto per te lo costruiamo insieme. Perché conta ancora molto l’uomo nella configurazione ottimale anche dell’intelligenza artificiale».
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