Intercettazioni, mancano soldi a palazzo di giustizia

La nuova normativa prevede interventi di adeguamento delle strutture Il procuratore Luca: «Ci vogliono 52 mila euro ma non possiamo metterli noi»

BELLUNO. Intercettare? Sì, ma 52 mila euro. A spanne è la somma che servirebbe, per adeguare il palazzo di giustizia a quanto prevede la nuova normativa sulle intercettazioni telefoniche. Ci sarebbe tempo fino al 26 luglio per fare i lavori necessari, ma senza soldi bisognerà confidare in una proroga da parte del ministero della Giustizia. Tra le altre cose, ci vogliono una sala d’ascolto e un archivio riservato con grate alle finestre e cristalli antisfondamento e tutto questo non c’è.

E difficilmente potrà esserci, nei tempi previsti inizialmente da decreto legislativo varato alla fine dello scorso dicembre: «Non disponiamo certo dei fondi necessari a indire una regolare gara d’appalto e pagare la realizzazione degli interventi», allarga le braccia il procuratore della Repubblica, Paolo Luca, «naturalmente non abbiamo e non possiamo avere un portafoglio sul quale contare. Qui abbiamo convocato un vertice, per cercare di trovare una soluzione e avremmo anche individuato gli ambienti possibili, ma di più non possiamo fare».

Per dirne solo una, gli atti andranno conservati in un archivio gestito «sotto la direzione e la sorveglianza del procuratore della Repubblica, con modalità tali da assicurare la tutela del segreto». «La responsabilità cade sulle mie spalle», riprende Luca, «però adesso come adesso non siamo in grado di partire. Sono necessarie opere edilizie e anche interventi all’impianto elettrico, in maniera che non ci siano ripercussioni su quello già esistente e un tecnico che ne capisce ha quantificato una spesa di massima sui 52 mila 500 euro. Solo una stima, peraltro, perché non conosciamo di preciso l’importo che sarà necessario. Bisognerà anche tenere conto del fatto che le competenze sono passate al ministero, ma la struttura rimane di proprietà del Comune di Belluno, pertanto un confronto sarà necessario anche con il sindaco Massaro e l’amministrazione. Siamo in difficoltà: non possiamo nascondercelo».

In una vicenda tipicamente all’italiana, si aspettano segnali più chiari e concreti dai corridoi ministeriali: «Non siamo gli unici a dover affrontare questa emergenza, perché anche molti miei colleghi sono nelle nostre stesse condizioni e, anche in questi giorni, ci stiamo sentendo. Ci aspettiamo una proroga, perché è proprio dal ministero che dovranno arrivare i soldi necessari, non è che possiamo anticiparli noi. Penso anche al fatto che abbiamo sei parlamentari in provincia e anche un loro interessamento potrebbe essere importante».

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