Intervista a Fistarol sul futuro di Belluno: «Basta con la sciatteria servono idee ambiziose»
BELLUNO. La bellezza porta bellezza. Ne è convinto Maurizio Fistarol, già sindaco di Belluno e parlamentare. Per la sua città sogna un futuro da grande centro urbano, più che da paese di montagna. Idee e persone, le migliori, come ingredienti per costruire la Belluno di domani.
Sono passati 16 anni da quando amministrava la città. Cosa è cambiato in questo periodo?
«La città ha progressivamente perso l’ambizione, che avevamo faticosamente coltivato negli anni ’90, di potersela giocare con tutti: il processo è iniziato alcuni anni fa e ha incontrato la mentalità di una parte della città che è abituata a vivere tranquilla,fuori del mercato e della competitività».
E forse vuole anche continuare a vivere in questa tranquillità.
«Se indichi una strada, e la coltivi quotidianamente, la città ti segue e tira fuori l’orgoglio. Se invece questo non avviene si ripiega su se stessa. Le giovani generazioni sono abituate a confrontarsi con l’esterno e vedendo le differenze talvolta concludono che a Belluno è difficile far valere le loro competenze».
Quali sono i pregi e i difetti di questa città?
«La grande forza di Belluno è l’ambiente naturale, e questo non ce lo toglie nessuno. I bellunesi si amministrano da soli, il sindaco deve indicare una strada. Ma tra i difetti c’è il fatto che questo compito spesso è riservato solo all’amministrazione perché non c’è una classe dirigente forte. In altre città banche, fondazioni, associazioni di categoria e culturali, che pure qui sono numerose, sono molto più forti e presentano progetti alle amministrazioni».
Da dove partire per rilanciare la città? Dal centro storico o dall’ambiente naturale che la circonda?
«Belluno non è una città di centro storico ma di frazioni, di cui i bellunesi sono orgogliosi. Tuttavia il centro storico è il nostro biglietto da visita. Non voglio che quello che sto per dire venga visto come una critica all’attuale sindaco - è un processo che viene da lontano - ma in centro storico ho notato una crescente sciatteria, tanto per le cose che si fanno quanto per la cura che viene dedicata a questa zona».
Potrebbe essere anche una questione di fondi: negli ultimi anni si sono stretti molto i cordoni della borsa.
«Fare il sindaco non è mai stato facile, abbiamo sempre fatto i salti mortali. Prima di tutto devono esserci le idee».
Il Fulcis è un’idea realizzata che sta portando i suoi frutti: è un esempio legato alla cultura, crede che sia questa la strada per Belluno?
«Questa città deve puntare su molti settori, non solo sulla cultura. Credo che il turismo sia un obiettivo fondamentale. Non tanto per il valore del comparto ma perché significa anche curare la qualità urbana non lasciando neppure una pietra fuori posto, un adesivo attaccato ad un palo della luce, una scritta che deturpa un monumento».
Di scritte ultimamente se ne vedono parecchie...
«Questo fenomeno risponde ad una legge quasi matematica: se lasci una scritta su un muro il giorno dopo ce ne saranno due, e quello dopo ancora tre. È quello che intendevo quando dico che vedo sciatteria: porta ulteriore sciatteria».
E questa regola si può applicare anche ai negozi sfitti? Purtroppo in via Mezzaterra se ne vedono molti.
«La regola è la stessa ma l’intervento è più difficile. Non si possono far aprire negozi con un obbligo di legge, si tratta di una lenta inversione di marcia. La città si è progressivamente spostata verso nord ma alcune operazioni, come l’apertura della scala mobile, potevano farla spostare verso sud. Ma poco altro è stato fatto».
Visto che abbiamo accennato alla scala mobile, cosa ne pensa della situazione dei parcheggi in città?
«Negli anni ’90 abbiamo investito molto sui parcheggi, sembrava essere il problema maggiore. Oggi non è più così. Se poi un cittadino vuole parcheggiare giusto di fronte al negozio è un problema suo: Belluno vuole essere una grande città o restare un paese di montagna? Le dinamiche urbane sono di altro tipo».
Belluno si deve limitare a cultura e turismo o può pensare ad un futuro di imprenditoria e innovazione?
«Ormai la competizione fra territori si gioca sulla qualità dei servizi e su un ambiente complessivamente attraente. Dobbiamo ringraziare gli esercenti di Belluno che danno un’offerta di qualità ma dobbiamo anche vedere i limiti di molti esercizi pubblici che non sono adeguati ad una città capoluogo. Per questo dico che il turismo riassume anche tutti gli altri aspetti. Per realizzare tutto questo non basta avere i soldi, servono le idee e le persone. Bisogna saper scegliere i migliori per amministrare la città».
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