Invensys, azienda alpagota vuole acquistare due linee
BELLUNO. Trattative in corso per l’acquisto di un paio di linee produttive e delle relative reti commerciali dell’Invensys di Belluno da parte di un’impresa dell’Alpago che già lavorava per la multinazionale.
Potrebbe non morire del tutto il 5 agosto prossimo, data in cui è prevista la chiusura definitiva e la messa in mobilità dei 160 lavoratori, lo stabilimento di via Del Vesco. Le trattative sono in corso da alcuni mesi, ma la cosa non è semplice come si potrebbe pensare. Ad aver dimostrato interesse per le linee «sono tre bellunesi di cui uno appunto è il titolare dell’impresa alpagota De Bastiani che collaborava con l’Invensys per la produzione di stampi. Ad oggi però non c’è ancora alcun accordo nè alcuna vendita, solo trattative in corso dove la parte difficile è non tanto comprare la linea, ma il relativo business produttivo, cioè giungere ad un accordo con la multinazionale per la cessione dei volumi produttivi in essere in quella particolare lavorazione», precisa Bruno Deola della Fim Cisl il quale, poi, pensando al destino dello stabilimento bellunese che chiuderà i battenti lunedì prossimo si dice rammaricato. «La possibilità che qualche linea possa venir acquisita e quindi possa rimanere nel nostro territorio fa pensare che se anche la partita fosse stata giocata in modo diverso, anche sindacalmente, forse lo stabilimento si sarebbe potuto salvare. Qualche errore nel percorso c’è stato, è indubbio, sia da parte dell’azienda che del sindacato», ammette amareggiato Deola che prosegue: «Con un dialogo costruttivo forse si poteva giungere ad una soluzione diversa».
Preferisce non sbilanciarsi troppo per non dare false speranze sulla possibile vendita anche il segretario della Fiom Cgil, Luca Zuccolotto. «Stiamo parlando di trattative che vanno avanti da mesi, e che potrebbero essere molto lunghe. Finché non c’è qualcosa di concreto si va male anche ad essere troppo ottimisti. Sicuramente se questa operazione andasse in porto, sarebbe un’occasione in più per i lavoratori dell’Invensys di trovare un nuovo impiego, almeno per alcuni di loro», conclude Zuccolotto.
Intanto, nei giorni scorsi la casetta di legno, che è stata spettatrice muta di tante manifestazioni di protesta e che dal primo maggio 2012 campeggiava nell’area antistante la fabbrica, è stata tolta. I lavoratori l’hanno venduta (riuscendo a coprire così le spese che avevano sostenuto per il suo acquisto) ad un privato che la settimana scorsa se l’è venuta a prendere. «Con quella casetta, se ne è andato così un simbolo della nostra protesta e della vicenda che ha connotato questo stabilimento», precisa anche Marino Svaluto Moreolo della Rsu.
Restano a fare bella mostra di sè, come unico segno di una lunga storia della fabbrica, tutti i grembiuli dei dipendenti che nei mesi scorsi erano stati appesi alla ringhiera per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro situazione.
E ora il prossimo passo sarà la messa in mobilità per i 160 lavoratori a partire dal 6 agosto. «Quel giorno ci troveremo tutti o quasi al Centro per l’impiego di Belluno per iscriverci nelle liste di disoccupazione. È triste, ma purtroppo è capitato. Da quel momento saremo sul mercato in attesa di un nuovo impiego. Sarebbe sicuramente bello», conclude Svaluto Moreolo, «se l’acquisto di alcune linee andasse in porto, perché questo significherebbe che molti di noi potrebbero trovare subito lavoro».
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