«Io come madre non vorrei lasciare i miei familiari»
BELLUNO. La tensione è alta tra gli aspiranti docenti in ruolo bellunesi. L’attesa è snervante e molti sapranno dove andranno a finire solo a novembre.
Nel frattempo si attende la mail dal ministero che indica la località assegnata. E rifiutare non si può, pena la cancellazione.
Insomma i problemi non sono facili. E se qualcuno si dice disposto ad andare da qualsiasi parte, c’è chi non ha ancora chiaro cosa farà, attendendo il momento della chiamata.
Serse insegna educazione fisica alle scuole superiori ed è precario da 15 anni. Con lui ci sono la moglie e i figli, ma si dice ugualmente disposto ad andare incontro alla sua cattedra dovunque essa sia, anche se si dice quasi convinto che per lui ci sarà un posto di potenziamento. «Per la mia classe di concorso, posti disponibili non ce ne sono in provincia, quindi mi auguro di passare alla fase C, quando cioè ci sono le assegnazioni in base alle richieste delle scuole e ai loro piani di potenziamento di alcune discipline. Anche se», aggiunge il docente, «oggi non è facile capire come vanno le cose, perché vige ancora una situazione poco chiara, in divenire. Le cose si precisano di giorno in giorno e quindi anche per me comprendere e sapere con certezza cosa succederà non è possibile. Secondo quanto si può vedere, nel Bellunese i posti saranno tutti assegnati prima con le chiamate dalla fase zero alla fase B». «Comunque», conclude il docente, «sono disposto ad andare in qualsiasi posto mi venga assegnato. Dopo tanti anni di precariato è giunto il momento di fare un passo in avanti, dovunque esso sia».
Ma Serse si dice anche convinto che a settembre qualche supplenza, qualche spezzone orario riuscirà a portarla a casa e quindi qualora gli arrivasse un posto, chiederà di posticipare l’assunzione in ruolo all’anno scolastico successivo.
Stessa sorte anche per una insegnante di inglese bellunese, anche lei da 15 anni precaria, mamma di una adolescente. Per lei la scelta da fare in caso di un eventuale posto non è semplice. «Se mi dovesse arrivare la mail ministeriale o mi venisse assegnato un posto lontano, non so cosa fare»; dichiara, «ma andrei di istinto, nel momento in cui mi si ponesse il problema. Certo per me lasciare la famiglia, mia figlia non sarebbe una cosa semplice perché voglio essere vicina ai miei cari. Se dovessi dire di sì ad un eventuale incarico fuori regione, partirei comunque da sola, non posso costringere i miei familiari a seguirmi. La speranza», conclude anche questa precaria della scuola, «è che io possa essere scelta per un posto fisso di potenziamento in qualche scuola bellunese, visto che ho messo come prima scelta proprio la provincia in abito». (p.d.a.)
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