Ipotesi casa alloggio per villa Bellati

L’immobiliare proprietaria del prestigioso edificio a Vignui intende investire per il suo recupero in chiave sanitaria

FELTRE. Villa Le Case Bellati meglio conosciuta come ex preventorio per la cura di bambini e ragazzi colpiti da Tbc contagiosa, potrebbe essere riconsegnata alle funzioni sociali. L'ipotesi che viene dalla società immobiliare trevigiana (che ne ha la proprietà) e che è stata sottoposta all'attenzione dell'azienda Usl 2, è quella di riconvertire l'enorme complesso immobiliare in casa alloggio.

E se il progetto dovesse decollare, la Regione potrebbe avere interesse a sperimentare un modulo per i malati di Sla a disposizione di tutto il Veneto, che richiede però standard di alta intensità assistenziale. Insomma, al momento la richiesta per valutare la fattibilità del progetto è stata avanzata da chi ha interesse a riaprire le porte di un complesso dismesso dalle sue funzioni originarie nel 1983 e da allora mai più utilizzato, e per poterci fare un investimento sicuro.

E in relazione alla programmazione locale dell'Usl 2, tanta disponibilità di spazio e l'apprezzabile livello di conservazione dell'immobile, consentirebbero di dare risposte alle fasce di utenza più esposte come i disabili e gli anziani in condizioni di parziale autosufficienza. Ma sarà solo nel confronto con l'esecutivo dei sindaci dell'Usl 2 che si chiariranno gli orientamenti o le scelte nel merito. E se decollerà il progetto, questo si appoggerà a una sperimentazione di livello regionale.

L'antico complesso di inizio Settecento, di cui si stimano circa quattromila metri quadri di superficie calpestabile, è disposto su due piani, il piano terra e il piano nobile, oltre a un sottotetto che serviva al personale ausiliario quando si ospitavano fino a quattrocento ragazzi per l'isolamento e successivamente per le cure e per la convalescenza. Il tetto è stato rimesso completamente a nuovo qualche anno fa ed è stata fatta sistematicamente una manutenzione ordinaria della villa.

Al piano terra ci sono le cucine e tre refettori di cinque metri per undici ciascuno, oltre ai locali, fra grandi e più piccoli, che ospitavano l'ambulatorio medico e la stanza per i raggi. Le camere da letto, tutte disposte al primo piano, sono di grandi dimensioni, delle vere e proprie camerate con una capienza di dieci posti letto ciascuna.

Ci sono sette saloni e anche tutti gli spazi per differenziare i livelli scolastici, elementari e medie, dato che i ragazzi malati non venivano dimessi prima di un anno, qualcuno arrivava anche a due, e nel frattempo, superata la fase acuta della malattia, frequentavano le lezioni. Resta l'enorme veranda, esposta al sole, dove potevano fare l'elioterapia fino a ottanta ragazzi alla volta. Ciò che manca è un ascensore. Già ai tempi di Piero Bonsembiante, il medico che ha coordinato l'intera gestione sanitaria del preventorio, si era posto il problema di realizzare un ascensore che potrebbe essere realizzato sul retro della villa dove c'è il posto. E già ai tempi di Bonsembiante, quando con gli ultimi farmaci la Tbc è stata trattata in maniera diversa, con il ricovero ospedaliero e la terapia domiciliare, si era prospettata la possibilità di una riconversione dell'edificio in casa di riposo. In tempi più recenti era stata prospettata l'ipotesi di trasformare il complesso in sede del Parco nazionale Dolomiti bellunesi. Dell'una e dell'altra cosa non se ne è fatto nulla, e villa Case Bellati è rimasta una cattedrale nel deserto. Adesso forse ha l'opportunità di assurgere agli splendori più nobili.

Laura Milano

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