Irregolarità tributarie nella gestione Gamba
Volley. La Finanza ha dato il verbale all’attuale presidente della Spes Bianchini Revocato il regime fiscale agevolato, l’Agenzia delle Entrate deciderà la sanzione
Belluno, 8 Novembre 2008. Iaugurazione del nuovo Palalambio.La Spes Arena
BELLUNO. Nessuna appropriazione indebita, ma una «serie di irregolarità contabili-amministrative». Questo è quanto emerge dal verbale di constatazione consegnato dalla Guardia di finanza all’attuale presidente della società di pallavolo Spes Belluno, Fabiana Bianchini e relativo alla gestione del predecessore Paolo Gamba.
Il procedimento penale a carico dello stesso Gamba e dell’allora direttore sportivo Giambattista De Mari è stato definitivamente archiviato dal giudice per le indagini preliminari Federico Montalto, nonostante l’opposizione presentata da Bianchini. Però sugli 8 mila euro in contanti, che erano il prezzo del cartellino pagato dalla famiglia della palleggiatrice Elena Bortolot prima del suo trasferimento al Golem Palmi di A2, c’è qualcos’altro da dire: la società di via dei Dendrofori si è vista revocare il regime fiscale agevolato previsto dalla legge 398 del 1991, cheriguarda le società che non hanno scopo di lucro, svolgono un’attività sportiva riconosciuta dal Coni e hanno proventi dall’attività commerciale inferiori ai 250 mila euro. La conseguenza è che è stata commessa una serie di violazioni, in ambito Iva e Imposta sul reddito delle società. Il verbale è del 21 aprile, il termine dei 60 giorni per determinare la sanzione da parte dell’Agenzia delle Entrate scadeva ieri e non ci sono ancora state comunicazioni, ma saranno alcune decine di migliaia di euro.
La Finanza ha esaminato la gestione degli anni 2014 e 2015, tenendo conto del regime fiscale non più agevolato. Nel primo esercizio, sono state contestate l’omessa tenuta di libri e registri, cioè non è stato tenuto il registro delle fatture. È nel corso di quella stagione sportiva che Gamba ha ceduto il cartellino di Bortolot, che è stato pagato dalla famiglia in tre rate: 3.500 euro il 28 novembre; 2.000 euro il 12 aprile e 2.500 il 30 aprile. Su questi soldi, non sono stati osservati gli obblighi di tracciabilità. In più, la Spes avrebbe dovuto emettere un documento contabile corrispondente alla prima rata, pagando 770 euro di Iva. A parte questo, una serie di fatture emesse senza la dovuta registrazione. Complessivamente la società avrebbe dovuto pagare 29 mila 919 euro. Quanto alla dichiarazione Iva, non c’è.
La vicenda del cartellino si è trascinata anche per il 2015. Non sono stati documentati i rimanenti 4.500 euro, pari a 990 euro di Iva. Non sono state registrate altre fatture, sicché l’imposta sale a 17 mila 710 euro e non si è vista la dichiarazione Iva. Ma secondo gli accertamenti della Finanza, i conti non tornano neanche nella dichiarazione dei redditi, per più di 75 mila euro. Mentre tutte le altre violazioni sono state attribuite a Gamba, questa dichiarazione infedele è stata attribuita a Bianchini.
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