Isbrec, il direttivo accetta le dimissioni di quattro consiglieri
BELLUNO. Cugnach, Neri, Panzan e Svaluto Moreolo da venerdì sono fuori dal consiglio direttivo dell'Istituto storico bellunese della resistenza. Ma restano ben saldi all'interno dell'istituto. Anzi di andarsene non hanno alcuna intenzione.
Venerdì, all'unanimità il consiglio direttivo ha deciso di accogliere le dimissioni dei quattro membri, mettendo teoricamente fine alle polemiche che si erano accese nelle settimane scorse. «Il centro di questa faccenda», dice Francesco Franchi, membro del direttivo e delegato alla comunicazione, «non è il contrasto sul programma scientifico né sulla metodologia o sui contenuti della ricerca storica, il contenuto conflittuale è una irrisolta questione di atteggiamenti personali che devono essere corretti nelle procedure di interscambio di opinioni. È, cioè, più una questione di galateo istituzionale: eventuali buone ragioni possono essere svalutate dalle forme scelte per manifestarle. Questo vale sia per i quattro dimissionari che per la reazione a caldo delle altre parti. Rimane comunque spiacevole che questo attrito interno sia stato divulgato via web da un singolo socio ai suoi corrispondenti rifiutando la partecipazione più volte richiesta ad ulteriori direttivi, quasi misconoscendone la legittimità».
Ma Franchi a nome del direttivo precisa anche che questo disagio era nato «dalla consapevolezza che si tratta di una opposizione correntizia, cioè quasi si trattasse di correnti partitiche, di soci di antica, fattiva e apprezzata partecipazione all'Ibrec (cioè i 4 dimissionari) che militano in formazioni politiche diversissime e che ritengono che gli altri appartengano ancora a scomparse organizzazioni politiche. Invece, la storia recente dell'istituto dimostra anche nelle cariche elettive precedenti che non attua scelte né interne né esterne basate sulle antiche o attuali appartenenze politiche».
Ma Mario Svaluto Moreolo non si arrende: «Non abbiamo intenzione di dimetterci. Anzi apriremo un dibattito pubblico sulla questione più generale di queste associazioni dove tutto è personalizzato ma non c'è più un disegno strategico», dice il dimissionario che se la prende con la nuova dirigenza. «Qui delle persone più o meno autorevoli si alzano al mattino e dicono “si fa così”, creandosi una maggioranza. Questo è il classico metodo doroteo, delle riunioni separate non del dibattito. Sono nell'Isbrec da 30 anni, e ci sono state discussioni aperte anche con scontri duri, ora, invece, c'è mediocrità e opportunismo mai visti prima».
Per Svaluto Moreolo è giusto avere opinioni diverse, «ma serve il confronto, non l'imposizione di un’idea su quella dell'altro. Non possiamo più sopportare che questa sinistra si ritenga depositaria della verità».
«Non c'è mai stata», rincara la dose Svaluto Moreolo, «una critica e una proposta alternativa contro la nostra posizione, perché bisogna entrare nel merito delle cose concrete: sono convinto che chi sta al vertice ha il terrore di perdere il consenso, prendendo una posizione».
Intanto l'Isbrec si prepara a surrogare i dimissionari tra i soci non eletti. (p.d.a.)
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