Islam in chiesa: «Solidarietà e fraternità»

Una delegazione ha pregato per la pace con i cristiani. Don Francesco: «La gente sa distinguere tra persone e terroristi»

BELLUNO. La messa di ieri non dovrebbe finire mai: andate in pace insieme. Il bambino musulmano, in camicetta e jeans, non ha avuto bisogno di inviti: entrato dopo la comunione nella chiesa di Cavarzano con i rappresentanti della comunità islamica bellunese, è andato immediatamente tra i chierichetti in tunica bianca e il suo faccino vivace raccontava una sensazione piacevole. Sorrisi, abbracci e strette di mano, tra il portavoce del centro culturale Assalam di Ponte nelle Alpi, Mohamed Meraga, e il parroco don Francesco Soccol, sotto gli occhi di un Cristo, dipinto sopra l’altare, per niente sorpreso di tanta amicizia.

Momenti anche emozionanti, nel nome della condanna comune al terrorismo e all’Is e sottolineati da tre applausi spontanei da parte dei fedeli cristiani sui banchi. Che non erano tanti come alle 10.30 di qualsiasi altra domenica, perché qualcuno è andato in ferie, ma hanno riservato una bella accoglienza ai vicini di casa che pregano in moschea, ma la pensano allo stesso modo e sono rimasti inorriditi e increduli di fronte al barbaro assassinio di padre Jacques Hamel, nella chiesa di Saint Etienne de Rouvray, a Rouen.

La lettera di solidarietà. Nessuno può avere dubbi sulla posizione dei musulmani, dopo la lettura al microfono della lettera alle comunità cristiane di Belluno: «La comunità musulmana bellunese condanna i gravissimi atti terroristici che hanno provocato la morte di tantissime persone innocenti in Europa e nel mondo. L’attentato in Francia è un crimine gravissimo: l’aggressione a un luogo di culto, a innocenti, a un religioso, padre Jacques Hamel è, in definitiva, un crimine contro tutti noi. In nome dei nostri valori più autentici dell’Islam dobbiamo esprimere il massimo della condanna dinanzi a questi atti terroristici e rinnovare il nostro solenne fronte comune contro questo male inqualificabile che vuole minare le basi del vivere comune e creare fossati tra popoli e culture. L’Isis non fa altro che diffondere la corruzione sulla terra, provocando l’ira di Dio. Questa è una guerra dichiarata all’intera umanità e va affrontata con l’unità e la presa di posizione netta e chiara con i giusti. In nome dei nostri valori religiosi più alti, esprimiamo la nostra più totale e convinta solidarietà con la chiesa cattolica universale e con ogni credente».

La benedizione a tutti. Don Francesco ha chiuso la funzione religiosa con la benedizione e l’augurio di una buona domenica: «Sono sicuro che la nostra gente capisce benissimo la differenza tra i musulmani che lavorano, hanno una famiglia e puntano all’integrazione e quelli che, invece, seminano odio o commettono dei crimini purtroppo sempre più odiosi. Quello di stamattina è stato un bel momento, che speriamo si possa ripetere al più presto. Noi siamo disponibili a condividerne altri e a far visita al centro culturale Assalam».

 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi