La barista milionaria non amava il fratello
CORTINA. L’eredità della barista. Una cifra sui 5 milioni di euro che l’88enne ampezzana Lina Martini non aveva alcuna intenzione di lasciare al fratello di tre anni più giovane, Franco, che è sotto processo per circonvenzione d’incapace e falsità ideologica. L’uomo è difeso dall’avvocato padovano Michele Orlando, mentre l’ex agente immobiliare Nives Del Favero si è costituita parte civile con Luca Dalle Mule. Tra i due, ci sono state delle querele incrociate.
Che il legame fra i due anziani non fosse buonissimo, lo sapevano in molti e ieri l’hanno confermato i tre testimoni sfilati davanti al giudice Antonella Coniglio e al pm Sandra Rossi. La donna, che è morta cinque anni fa dopo aver passato gli ultimi mesi della propria vita in un appartamento senza riscaldamento a Cortina, aveva detto anche allo psichiatra che non avrebbe nominato il fratello nel testamento. Ma in definitiva il tribunale nominerà proprio lui, come amministratore di sostegno. In questo ruolo, il 15 gennaio dell’anno prima l’aveva accompagnata dal notaio Francesca Ruggiero per ritirare il plico con il testamento olografo. Un documento che dichiarerà smarrito già il giorno dopo, ma che secondo l’accusa avrebbe distrutto.
In seguito, il 2 settembre 2010, l’imputato dichiarò a un funzionario del Comune di Milano, dove è residente, che la sorella morì «senza fare testamento», lasciandolo, quindi, erede universale di una fortuna che, fra case e fondi, raggiunge una ragguardevole cifra. Per l’accusa, avrebbe approfittato della sua posizione per intestarsi tutto, a spese di Del Favero che invece era amica dell’anziana deceduta, tanto è vero che l’eredità sarebbe toccata a lei.
Esauriti i testimoni del pubblico ministero, il giudice Coniglio ha rinviato: la prossima udienza sarà quella del 30 novembre, ma è già pronta anche quella successiva del 4 dicembre, quando saranno ascoltati i testi della difesa.
Nel frattempo, Martini è stato rinviato a giudizio una seconda volta. Tra i reati che gli vengono attribuiti, il fatto di aver distrutto il testamento; di non aver redatto il rendiconto annuale al giudice di pace sulle attività svolte e sulle condizioni di vita della sorella, oltre a una relazione finale dopo il decesso; di essersi impossessato delle rate della pensione sociale e degli affitti e di averla abbandonata nell’appartamento di Cortina senza assistenza, cure mediche e mezzi di sostentamento.
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