La Bit promuove le Dolomiti: 5 milioni di presenze
La montagna veneta resiste alla crisi, anche se le vacanze mediamente si accorciano
MILANO.
Maestose, incantevoli anche nella loro riproduzione di cartone, le Dolomiti svettano sui settecento metri quadrati dello stand del Veneto. Alla Borsa internazionale del turismo di Milano, il riconoscimento dato dall’Unesco alle nostre montagne è stato esibito come un trofeo, in cima al palcoscenico di banchi e bacheche a forma di gondola con il quale la Regione si è presentata per sfidare la crisi, per puntare al rilancio.
La parola chiave, oggi più che mai, è “sistema”. Lo testimonia la scelta di non dividere il Veneto per province ma per aree tematiche, nella zona espositiva: le città d’arte, con le loro mostre; il mare e le spiagge; le vacanze termali; il lago. E la montagna, quarto comprensorio per numero di presenze nel 2009 ma in segno positivo - seppure lieve rispetto all’anno precedente (+0,8 per cento) - e, secondo gli operatori, in grado di crescere ancora, e tanto, proprio in virtù di quel riconoscimento dell’Unesco, datato 26 giugno 2009, che non passa inosservato e gli effetti del quale dovranno essere misurati sul medio-lungo periodo.
Alla Bit, principale vetrina nazionale del turismo, il Veneto è arrivato forte di 60 milioni di presenze: un numero impressionante, in un anno nero per il mercato delle vacanze. E’ la prova che il settore regge al colpo duro della crisi, e si conferma solido. I numeri - su tutti quelli del fatturato, 12 miliardi di euro - lo testimoniano, soprattutto se si tiene conto che le perdite rispetto all’anno precedente si aggirano sull’otto per cento.
La crisi cambia le abitudini dei vacanzieri (contrazione degli arrivi, in calo dell’1,9 per cento, ma aumento dei pernottamenti, più 0,7), o più probabilmente - sostengono all’osservatorio regionale - sono gli operatori a cambiare strategia, per limitare i danni. Per esempio scommettendo sul turismo interno e su quei 24 milioni di italiani - il 40 per cento del totale - che nel 2009 hanno scelto il Veneto come meta per la loro vacanza. Fra loro, crescono gli ospiti trentini (più 4,8 per cento) e quelli dell’Emilia Romagna (più 2 per cento) mentre diminuiscono quelli dal Lazio (-5,7 per cento), e dal Piemonte (-4,7) ma anche gli stessi veneti (-0,7) che evidentemente rinunciano a qualche vacanza mordi e fuggi.
«La politica aggressiva e unitaria paga - dicono allo stand della Bit - e ora che il peggio sembra essere passato si possono ottenere risultati migliori». Anche perché il Veneto, puntando su un turismo di qualità, dovrebbe uscire dall’apnea in anticipo rispetto ai suoi rivali.
«Il lato più nero della crisi è quello del fatturato», dice il vicepresidente della giunta regionale Franco Manzato. «La contrazione c’è stata ma i danni sono stati limitati grazie al mantenimento della clientela e per effetto di campagne promozionali che si sono rivelate efficaci. Dall’area tedesca abbiamo avuto un incremento di turisti che si aggira sul 10 per cento, con 16 milioni di presenze, uno e mezzo in più rispetto al 2008».
Ha il fiato corto, invece il turismo dai paesi non-euro: la moneta forte rende meno convenienti in viaggi nel vecchio continente. La conseguenza è un calo del 21,4 per cento dei viaggiatori dal Regno Unito, del 9,8 per cento di quelli statunitensi, del 14,6 per cento dei russi e degli irlandesi.
In questo scenario, pagano un prezzo salato il sistema termale (-1,7 per cento di presenze) e soprattutto le città d’arte (-5,1) mentre la montagna resiste (5 milioni e mezzo di presenze, più 0,3 per cento, 950 mila arrivi, più 0,8 rispetto al 2008) così come aveva fatto nell’anno precedente. Merito delle sue strutture di qualità - sempre privilegiate dal turista che sceglie il Veneto - di un’offerta che combina benessere e vita all’aperto (gli agriturismi hanno incrementato i pernottamenti dell’8 per cento), della gastronomia e - quando ci sono - degli eventi culturali, la cui forza di attrazione è confermata dalla presenza di mostre e musei ai primi posti dei fattori di scelta. Ma oggi anche - si spera - dal riconoscimento Unesco, che certifica l’unicità delle Dolomiti e al tempo stesso la loro bellezza. E’ una medaglia che, fra i tanti tesori naturali esposti nei quattro padiglioni dell’Italia, solo le isole Eolie potevano esibire. Una solida certezza alla quale tutto il turismo veneto sembra aggrapparsi per riprendere slancio.
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