La borgata non è raggiungibile in auto. La bara è portata in spalla sul sentiero

Erto e Casso. Familiari di un’anziana deceduta a Forcal costretti a un’odissea per far arrivare il feretro in chiesa 

LA STORIA

Nel 2019 può capitare che i familiari di un’anziana deceduta in casa siano costretti a trasportare a spalle il feretro perché la frazione non risulta raggiungibile in auto. È successo nella borgata di Forcai, a Erto, dove nei giorni scorsi è venuta a mancare la storica residente Iole Filippin. Il problema si è manifestato nella logistica delle esequie: il carro funebre non poteva salire in questo angolo della Val Vajont in quanto da sempre privo di una strada di accesso. Nemmeno un furgone o una jeep sono in grado di inerpicarsi lungo il ripido sentiero di Forcai.

Così che l’impresario delle pompe funebri Roberto Naibo da Claut ha dovuto faticare non poco nell’organizzare la cerimonia. La maggiore difficoltà si è presentata nel traslare la salma in chiesa. I nipoti della defunta e i necrofori si sono dovuti dotare di scarponi da montagna e procedere con estrema cautela con la pesante bara in spalla. “Scortati” a vista da numerosi residenti in corteo e da don Eugenio Biscontin, i portatori sono alla fine riusciti a immettersi sulla carreggiata asfaltata che si snoda qualche centinaio di metri più a valle. L’operazione si è rivelata ancora più pericolosa a causa della forte pendenza del terreno, reso tra l’altro estremamente scivoloso dalla pioggia.

L’episodio ha riaperto una dura polemica che a Erto va avanti da più di 25 anni. È infatti dal 1990 che si discute della proposta di dotare l’abitato di Forcai di un asse viario sicuro e agevole. Qualche anno fa creò scalpore l’immagine degli operatori sanitari del 118 costretti a trasportare un’infortunata su un’improvvisata sedia – barella. Poi fu la volta di un paziente bisognoso di cure, spinto a fondovalle a bordo di una slitta da neve. In realtà, nel 2018 era stata annunciata la prima vera svolta nell’intricata querelle della frazione raggiungibile solo a piedi. Circa cinque anni fa il Comune ha incaricato la Provincia di Pordenone, delegando ogni aspetto dell’iter. Di lì a qualche mese l’ente secondario è stato però soppresso. Così che un anno fa, dopo una serie di nuovi passaggi burocratici, l’incartamento è stato consegnato all’ufficio espropri di Fvgstrade, l’agenzia della Regione competente sulla ex statale 251 della Valcellina – Val di Zoldo.

In cassa ci sono 400 mila euro di fondi disponibili e risalenti all’epoca dei vari indennizzi ricevuti dal municipio da parte dello Stato, Enel e Montedison per i danni del disastro del Vajont. Il perché le ruspe non siano ancora entrate in azione dipende invece da un nuovo stop subito dal fascicolo lo scorso marzo: i tecnici hanno ricevuto delle formali opposizioni al progetto che, se realizzato tal quale, metterebbe a repentaglio alcune attività agricole e silvopastorali della zona. L’analisi di eventuali percorsi alternativi al tracciato originario perdura da almeno sei mesi e lo stesso sindaco Fernando Carrara ha promesso il suo interessamento per un rapido sblocco del cantiere. Il maltempo invernale e il rischio slavine che caratterizza il sito imporranno un avvio dei lavori posticipato alla prossima primavera.

Nel frattempo i soccorsi a domicilio e persino i funerali continueranno a rivelarsi un’odissea per chiunque risieda o frequenti Forcai. –


 

Argomenti:funerale

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi