La Camera vota sì all'arresto di Galan: 395 sì e 138 no
PADOVA. Con 395 voti a favore, 138 contrari e due astenuti la Camera ha approvato - con voto a scrutinio segreto - la richiesta di misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Giancarlo Galan, coinvolto nel caso Mose. A favore della richiesta hanno votato Partito democratico, Movimento 5 stelle, Sel, Led, Lega Nord, Per l’Italia e Scelta civica. Contrari Forza Italia, Ncd, Maie-Api, Psi.
Gli avvocati di Giancarlo Galan, appena conclusa la votazione alla Camera sulla richiesta di arresto del parlamentare di Fi, hanno presentato una richiesta di arresti domiciliari. Lo ha annunciato l'avvocato Antonio Franchini, che assieme al collega Nicolò Ghedini, assiste Galan, attualmente ricoverato in ospedale a Este
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Gli schieramenti di partenza pendono, in modo schiacciante, in favore dell’arresto, a cominciare dal blocco Pd-M5S che conta ben 400 dei 630 deputati. In avvio di seduta, saranno i relatori della Giunta - il montiano Mariano Rabino per la maggioranza, il forzista Giovanni Chiarelli per l’opposizione - a ricapitolare i fatti, invitando i colleghi a pronunciarsi sull’unico quesito di loro competenza: non già la colpevolezza o l’innocenza di Galan - materia prettamente giudiziaria - bensì l’eventuale esistenza di un fumus persecutionis nei suoi confronti. Rabino ha più volte affermato che nelle carte processuali non vi è traccia di intenti persecutori e analoga convinzione è stata manifestata dal presidente della Giunta, Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) che non ha partecipato al voto mentre la Lega, mai tenera con Galan nonostante i lunghi anni di alleanza in Regione, voterà per consentire l’arresto.
Ma l’ex ministro non getta la spugna e rivendica il diritto a partecipare al dibattito. Lo fa in una nuova lettera al presidente della Camera, Laura Boldrini: «Dal 12 luglio sono ricoverato all’ospedale di Este a causa dell’aggravamento delle mie già complesse condizioni di salute, in conseguenza di un incidente domestico», è l’esordio, accompagnato da ulteriori riferimenti al quadro clinico; «Valva gessata dell’arto sinistro per un totale di 40 giorni, riposo assoluto con arto in scarico. Ghiaccio e terapia farmacologica indicata dall’angiologo per la trombosi venosa», certifica il medico ortopedico; «Cardiopatia ipertensiva e diabete con controllo subottimale», rincara il cardiologo. Conclusione? «Le ribadisco la mia ferma volontà di partecipare alla discussione in Assemblea, sede in cui potrò illustrare agli onorevoli colleghi le ragioni che depongono per la sussistenza del fumus persecutionis. Mi permetto quindi, di rinnovarle la richiesta affinché voglia rinviare la discussione e la decisione in ordine all’autorizzazione richiesta nei miei confronti, ad una data in cui, terminata la convalescenza, quindi non prima del 20 agosto, mi sarà possibile essere presente in Aula».
L’istanza last minute, pur corredata da ampia documentazione, non è stata accolta. Una settimana fa Boldrini - già destinataria degli appelli del deputato e dei suoi avvocati Antonio Franchini e Nicolò Ghedini, rimasti senza esito - aveva acconsentito allo slittamento della seduta in calendario il 17 luglio, affrettandosi ad informare i capigruppo che la data attuale è «ultimativa e indifferibile». Non ha mutato opinione. Così, nel dibattito di stamane che avrà inizio alle 11, Forza Italia farà proprie le ragioni del rinvio «umanitarie» della votazione finale ma l’eventualità appare ormai remota.
«L’immunità non deve diventare impunità», commenta Stefano Pedica del Pd anticipando l’orientamento del gruppo «e il voto su Galan non può essere rimandato alle calende greche. L’Aula può decidere con o senza la presenza della persona interessata, e non sarebbe la prima volta, dal momento che c’è una richiesta della magistratura». Drastico il segretario dell’Idv, Ignazio Messina: «Ci dispiace che stia male ma non è più possibile temporeggiare, la legge è uguale per tutto e i parlamentari non fanno eccezione, l’età dei privilegi deve avere fine».
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