La campana del Vajont torna a suonare

Dopo 52 anni è ancora funzionante, solo un po’ sberciata. È stata riposizionata nella chiesa del Michelucci

LONGARONE. Il bordo inferiore è martoriato: la vecchia campana porta su di sé i segni del disastro del Vajont, ma è perfettamente funzionate. Ieri mattina ha fatto sentire solo un paio di rintocchi, giusto per essere sicuri che tutto andasse bene, e che la voce fosse ancora dolce come quella di un tempo. Ma sono stati rintocchi carichi di storia, e di commozione per chi li ha sentiti. È stato un tuffo nel passato, di 52 anni, in un’altra Longarone. «Una campana è il simbolo di una comunità», spiega il parroco don Gabriele Bernardi. «E questa campana in particolare è il simbolo della comunità di Longarone: i suoi rintocchi legano il vecchio paese a quello nuovo. Per questo abbiamo voluto metterla in evidenza e farla risuonare ancora».

Era stata forgiata nel 1959. La fonderia di Udine l’aveva decorata con le immagini della madonna e del Cristo, e la frase “alla tua voce cedano insidie e pericoli”, e per qualche anno aveva sparso la sua voce “dolcissima”, assicurano i superstiti, nella valle. Nella comunità di allora, come in quelle di tutta Italia, la campana scandiva la vita del paese e del lavoro, richiamava i fedeli alle cerimonie religiose, accompagnava momenti di festa e di lutto. Deve aver suonato anche la notte del Disastro, quando il paese stava andando in pezzi. Pare impossibile che si fosse salvata dall’onda del 9 ottobre. Per decenni è rimasta custodita nel museo “Pietre vive”, sotto la chiesa del Michelucci, in compagnia dell’altra campana (questa sì irrecuperabile), dei frammenti di una terza, e dei resti della vecchia chiesa. Chissà in quanti sapevano, o immaginavano, che lei fosse ancora viva. Di sicuro, uno di loro ere il parroco, don Bernardi.

«Qualche mese fa l’abbiamo alzata», spiega, «e ci siamo resi conto che era ancora in perfette condizioni. C’era addirittura ancora il batocchio, con tanto di cuoio protettivo al suo posto. Abbiamo fatto la manutenzione necessaria per rimetterla in condizione di suonare, e ieri mattina l’abbiamo alzata nella sua nuova posizione».

È stata posizionata all’interno della “gerla”, quella scala a chiocciola dalla forma particolare sul lato destro della chiesa, quello che dà sulla statale. «Il progetto originale di Michelucci prevedeva che in quell’area dovesse sorgere il campanile della nuova chiesa» spiega ancora don Bernardi, «che però non venne realizzato. Furono gli operai dell’epoca a trovare la soluzione per “reinventare” quello spazio circolare, dando a quella particolare scalinata che sale verso l’anfiteatro la forma particolare che ricorda proprio una gerla. Quando abbiamo deciso di innalzare la campana, ci è sembrato che quella fosse la collocazione adatta».

Per la realizzazione dell’impianto campanario è stata contattata una ditta specializzata, mentre per issare la campana fuori dal museo e collocarla nella sua nuova sede sono intervenuti Piero Burigo e la sua squadra di operai, che hanno risposto subito con entusiasmo alla richiesta del parroco.

«Suonerà ancora», assicura don Bernardi, «ad ogni anniversario, per ricordare con la sua voce una nota di speranza per questa comunità che, come lei, è uscita dal Disastro». Il prossimo 9 ottobre tornerà a far sentire i suoi rintocchi, dopo 52 anni. Bentornata.

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