La carica dei seicento dalle Dolomiti / FOTO

Nemmeno la stanchezza e una notte in pullman hanno fermato la protesta di pensionati e lavoratori contro il Governo

ROMA. Quasi 600 bellunesi ieri mattina hanno sfilato per le vie di Roma contro la manovra del governo Renzi. Chi è riuscito ad arrivare in piazza San Giovanni e chi invece si è accontentato di vedere tutto da lontano, vista la mole di gente che ha aderito alla mobilitazione indetta dalla Camera del lavoro. Già alle 9 il corteo dalla fermata Stazione Termini del metrò non si muoveva, le strade erano bloccate e la piazza già piena. Un successo per la Cgil, che annuncia a breve uno sciopero generale.

Sei i pullman partiti dalla montagna bellunese: i due dello Spi capitanati dal segretario Renato Bressan, hanno “levato l’ancora” nella mattinata di venerdì, raggiungendo in serata Magliano Marina, dove hanno anche pernottato in attesa, all’indomani, di raggiungere Roma. Le altre quattro corriere, messe gratuitamente a disposizione dalla Cgil, sono invece partite tra le 23 e la mezzanotte da Feltre e dal capoluogo. «Verso mezzanotte», racconta il segretario generale, Ludovico Bellini, «abbiamo lasciato Belluno con una temperatura quasi invernale. Con noi, accompagnati dai loro genitori, anche una quarantina di studenti della Rete media: una responsabilità in più per me, visto che le famiglie li hanno affidati a noi dopo aver firmato una liberatoria».

Facce assonnate sugli autobus che cercato un po’ di riposo nel lungo viaggio di otto ore per Roma. Più tardi, intorno all’una di notte, sono partiti i lavoratori dell’edilizia su due pulmini , seguiti da altre cinque vetture sempre di addetti della Fillea. Un lungo biscione serpentone lungo l’autostrada.

«Alle 8.10 siamo arrivati a Cinecittà. Da qui abbiamo preso la metropolitana per raggiungere piazza San Giovanni», racconta anche Luca Zuccolotto, segretario della Fiom Cgil.

«Poi ci siamo messi in fila nel gruppo del Veneto che seguiva quello della Lombardia appena fuori dalla fermata di Roma Termini e abbiamo iniziato la sfilata. Ma siamo rimasti bloccati per alcune ore, perché il centro del comizio era già pieno e così si procedeva a rilento», racconta anche Bressan dello Spi.

Ad aprire il corteo le facce un po’ stanche ma felici degli studenti. Ogni comparto era preceduto da uno striscione recante il nome del gruppo. Sotto il terso cielo romano dappertutto si stagliavano palloncini, striscioni e manifesti rossi (il colore della Cgil), con qualche immagine satirica del premier Renzi. «Non è stata una passeggiata, considerando che abbiamo passato una notte in pullman e ne faremo un’altra per il ritorno», dice Bellini, «ma la stanchezza e anche la responsabilità che tutto filasse liscio sono stati ben ripagati dal risultato. Ho visto tanta gente motivata, e una manifestazione colorata, con studenti a sfilare accanto a lavoratori e disoccupati, inoccupati vicino ad attivi. La parola d’ordine è stata lavoro e dignità», precisa Bellini. «Questo corteo non lo fermerà il premier Renzi», dice convinto Bressan: «È l’inizio di una mobilitazione più vasta che vedrà il 5 novembre la manifestazione unitaria dei pensionati a Milano, l’8 novembre quella del pubblico impiego e poi lo sciopero generale».

Una partecipazione che per molti è stata «straordinaria e che per certi versi è simile a quella del 2002 contro Berlusconi. Ma oggi in più c’è la crisi ad appesantire la situazione e a dare compattezza al lungo corteo. Questo è il primo passo verso una lunga stagione di conflitto», riferisce Zuccolotto.

A sfilare anche molti lavoratori di fabbriche che hanno visto anni difficili, con problemi ancora irrisolti: «Non ne possiamo più di vedere i più deboli schiacciati, qui si stanno facendo manovre che non sono di utilità al Paese o ai lavoratori», dice Nadia De Bastiani dell’Acc. «Anch’io ho dei figli e so cosa vuol dire trovare lavoro. Così non si va avanti».

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