La Caritas riapre gli alloggi d’emergenza

Lavori in corso in via Nassa, a fine settembre saranno utilizzabili le stanze di prima accoglienza e i miniappartamenti

FELTRE. È un’operazione cruciale, perché il problema abitativo è diventato la nuova emergenza del Feltrino. Le cinque camere dedicate alla prima accoglienza della Caritas in via Nassa si preparano a riaprire dopo due anni passati in attesa di avere le risorse economiche per eseguire i lavori in modo renderle di nuovo funzionali.

Ci sarà di nuovo la possibilità di utilizzarle a partire da settembre-ottobre, insieme agli otto miniappartamenti (situati sempre in via Nassa) che servono come alloggio temporaneo per chi non ha un posto dove abitare, chiusi da maggio anche in questo caso per la necessità di un intervento di sistemazione.

«Stiamo lavorando», dice il responsabile degli alloggi per la Caritas, Rino Dal Ben. «Il cantiere dovrebbe terminare per settembre. Secondo il cronopogramma, al più tardi l’1 ottobre dovrebbero essere agibili sia gli otto mini appartamenti – da dove gli ospiti sono usciti a maggio – sia le cinque stanze di prima accoglienza chiuse da due anni, causa necessità di metterci mano, aspettando le risorse finanziarie. Non le abbiamo ancora tutte, l’impegno economico è notevole, ma ci auguriamo che qualcuno metta le mani oltre che sulla coscienza anche sul portafoglio», commenta. «Gran parte dell’intervento è stato possibile grazie alla donazione del 5 per mille della Diocesi e poi c’è il contributo di qualche benefattore anonimo».

Con il mercato del lavoro in crisi, gli affitti diventano insostenibili e per le case di accoglienza in via Nassa è sempre più difficile rispondere alle necessità, con domande sia da parte di extracomunitari che di italiani secondo un profilo di chi si trova in difficoltà che non fa più distinzione.

«Le richieste sono sempre tante», conferma Dal Ben. «Al momento le abbiamo congelate, perché i lavori erano urgenti e se non si approfittava adesso nella bella stagione, poi d’inverno non si fa niente».

Con il lavoro che manca, tante persone non ce la fanno a pagare le bollette dopo aver raschiato il fondo dei risparmi, non riescono a far fronte ai mutui, c’è la morosità e arrivano gli sfratti. La situazione è critica e per provare ad arginarla aiutando il maggior numero di persone possibile, l’accoglienza segue un meccanismo di rotazione (trimestrale per i miniappartamenti, una settimana-dieci giorni al massimo per la prima accoglienza, questa la regola): «Dobbiamo sempre ricordarci che sono alloggi temporanei per far fronte a emergenze, non può essere una cosa stabile», sottolinea Dal Ben. Che aggiunge: «L’importante è che apra anche Casa Coletti dell’istituto Carenzoni. Contando sui suoi sei alloggi riservati a donne, che vanno ad aggiungersi ai nostri otto, dovremmo riuscire a smaltire meglio certe situazioni di necessità».

Raffaele Scottini

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