La Cassa straordinaria raddoppia: è allarme
BELLUNO. Aumenta la cassa integrazione straordinaria e di conseguenza anche il numero di crisi aziendali in provincia di Belluno. Un dato preoccupante, che fa lanciare l’allarme al sindacato.
Il mese scorso, in provincia di Belluno, la cassa integrazione è cresciuta sia rispetto al mese precedente, sia rispetto al mese “gemello” del 2012. A ottobre, infatti, sono state autorizzate complessivamente 662.128 ore di cassa straordinaria, che fa balzare il valore medio mensile del 2013 da 230 mila a 416.474 ore. La cassa in deroga scende a zero (visto il venir meno delle risorse disponibili per questi ammortizzatori), mentre quella ordinaria si stabilizza a quota 245.654 ore, al di sotto della media del 2013.
Il raffronto con il mese di settembre indica tuttavia una mutazione in negativo della “qualità” della crisi, con una quota consistente di cassa ordinaria (quasi 200 mila ore) che si trasforma volge in straordinaria (anche se il travaso non è automatico). «Questo significa che alcune situazioni di difficoltà da temporanee sono diventate strutturali, rendendo problematica la ripresa per un numero elevato di aziende», precisa Ludovico Bellini, segretario della Cgil bellunese.
Se si considera poi il periodo gennaio-ottobre, si vede che quello del 2013 è stato più negativo rispetto allo scorso anno,«che pure era stato un anno in cui la crisi si era fatta sentire in modo pesante, registrando 6.498.090 ore di cassa integrazione, con un incremento dell’11% sull’anno precedente, quando le ore si erano fermate a 5.859.807. L’aumento è ancora una volta tutto a carico della cassa straordinaria, che arriva quasi a raddoppiare, passando dalle 1.235.218 ore del 2012, alle 2.315.525 del 2013 (+ 87%, contro un +32% a livello veneto). Di queste, quasi la totalità, vale adire 2.029.716, riguardano il settore industriale», precisa Bellini. «Questi numeri evidenziano come la crisi stia diventando strutturale, cioè la crisi non è più momentanea. Per questo motivo è necessario fare squadra: sindacati, associazioni economiche e imprenditoriali, tutti insieme dobbiamo richiamare la politica a una maggiore attenzione per il territorio. Se prima si poteva pensare di riuscire a emergere da questa empasse con le sole nostre forze, ora, visti i dati e le difficoltà quotidiane, dobbiamo rimboccarci le maniche. Quello che lanciamo è un grido di allarme: serve lo sforzo di tutti per superare questa crisi».
Bellini punta poi l’attenzione sui finanziamenti della cassa e mobilità in deroga, risorse sempre incerte che mettono a disagio e in grave difficoltà le famiglie. E poi rilancia l’importanza di avere un ente provinciale rappresentativo: «Dove è finita la lettera che abbiamo inviato al presidente Letta? Lui stesso è venuto qui a farci una promessa, quella di un’autonomia particolare, vista la configurazione geografica, Ma ora che c’è da passare dalle parole ai fatti, non si vede nulla. Si decida una volta per tutte se serve un ente elettivo o se dovremo andare avanti con un commissario. Ma in questo caso deve essere scelto dalla comunità locale».
Allarmato anche il presidente di Confindustria Belluno, Gian Domenico Cappellaro: «La nostra provincia sta perdendo competitività, perché mancano riforme strutturali». (p.d.a.)
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