La Cassazione annulla la sentenza di un giudice
BELLUNO. I giudici della Corte di Cassazione hanno annullato la sentenza di condanna, per una presunta violazione urbanistica, ad un impresario bellunese, Danilò De Donà, rinviando il caso ad un nuovo giudice del tribunale di Belluno. Due i motivi: illogicità della sentenza e motivazioni insufficienti. I giudici della Suprema Corte hanno così accolto il ricorso contro la condanna dell’imputato presentato dal suo difensore, l’avvocato Pierluigi Cesa.
Il singolare caso giudiziario ruota attorno ad una presunta violazione urbanistica che, secondo la procura, De Donà avrebbe copiuto realizzando, alcuni anni fa, un complesso residenziale, a Peron di Sedico, in difformità dal permesso di costruire. I rilievi della procura riguardavano, in particolare, le distanze da un fabbricato pre-esistente.
Nel ricorso contro la condanna, l’avvocato Cesa aveva evidenziato alcuni rilievi che sono stati successivamente accolti dalla Suprema Corte come quella della disparità di trattamento tra proprietari (prosciolti per prescrizione del reato) ed esecutore dei lavori.
Nelle motivazioni, i giudici della Cassazione hanno rilevato infatti che «la sentenza è manifestamente illogica nella parte in cui ha assolto per non aver commesso il fatto i due proprietari dell’immobile affermando che essi lo avevano acquistato il 2 febbraio 2006 e che a quella data il reato era già stato commesso (già prima del 31 ottobre 2005, data della segnalazione del vicino) e poche righe prima ha invece affermato (per escludere la prescrizione nei confronti dell’esecutore dei lavori) che il reato non si era ancora consumato nell’ottobre 2005 perché i nuovi proprietari avevano fatto eseguire opere esterne ed interne, così determinando la permanenza del reato fino al gennaio 2007. È, infatti, evidente che se il reato si era già consumato per i proprietari si era anche consumato per l’appaltatore-esecutore, mentre se permaneva per l’appaltatore a causa di altre opere fatte eseguire dai proprietari, permaneva anche nei confronti di costoro».
I giudici della Suprema Corte sostengono, inoltre, che la sentenza impugnata dalla difesa Cesa mancava di “un’adeguata motivazione”. Per questo motivo la sentenza di condanna di De Donà è stata annullata ed è stato disposto il rinvio del caso al tribunale di Belluno perché, con un altro giudice, venga disposto un nuovo giudizio.
Marco Filippi
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