«La cava è ormai a ridosso di Damos»
VALLE DI CADORE. «Ormai solo una fila di alberi, nemmeno tanto alti, divide l’antico borgo di Damos dalla cava di gesso che sta mangiando tutte le pendici del Monte Zucco». Lo afferma Renzo Zangrando, l’ultimo abitante della borgata mentre all’interno del gazebo posto ai piedi dell’antica chiesetta di Sant’Andrea e Giovanni è impegnato a raccogliere adesioni alla sottoscrizione da lui organizzata (anche su internet) per chiudere definitivamente la “gessifera”, la cava di gesso che da oltre 20 anni sta consumando il versante sud del Monte Zucco.
«L’ultima proroga del 2013, che ha concesso l‘ampliamento per altri 10 anni», spiega, «è arrivata quando il buon senso ed il rispetto dell’ambiente doveva prevederne la chiusura definitiva, dopo decenni di sfruttamento e le “promesse” del 2009 dei tecnici della Regione. La commissione Via (Valutazione impatto ambientale) ha espresso un parere favorevole ritenendo l’intervento non soggetto a valutazione, con il successivo avallo della commissione tecnica per le attività di cava della Provincia, nella quale ci sono dei tecnici anche cadorini, che dovrebbero conoscere bene il territorio. Invece hanno dato il via alla giunta regionale per approvare l’ampliamento, nonostante il parere contrario del Comune di Pieve e dell’Unione montana Centro Cadore. Quest’ultima, tra l’altro, lo scorso marzo ha emesso un ordine nel giorno nel quale afferma che “il modesto ampliamento della cava autorizzato nel 2012, non si è rivelato tale, ma ha interessato un’area sempre più vasta e vicina al borgo di Damos e alla chiesa dedicata a San Andrea a San Giovanni, non iniziando nemmeno l’opera di sistemazione ambientale concordata nel momento del rilascio del nuovo piccolo ampliamento”. Dietro a questa insistenza da parte della Regione, sembra ci sia la rarità del materiale estratto. Un ricchezza che non tocca il Comune di Pieve, che stando agli ultimi conteggi viene pagato con soli 5 euro a camion di materiale estratto».
«A prescindere dalle problematiche procedurali e normative che regolano il settore», aggiunge Zangrando, «è necessaria una presa di coscienza ed un fronte comune, con il coinvolgimento di tutti gli enti preposti, al fine di bloccare l’ampliamento ed imporre un serio programma di opere di salvaguardia e rimboschimento dell’area, con particolare riferimento all’ultimo esiguo lembo di colle che divide il borgo e la chiesa dalla cava».
Vittore Doro
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