La città cambierà volto con i 18 milioni in arrivo
BELLUNO. I soldi ci sono. Il governo ha finanziato interamente il progetto di rigenerazione urbana, mettendo nella Legge di stabilità, che andrà in discussione alla Camera la prossima settimana, 2,1 miliardi di euro. Sufficienti a coprire tutti i progetti che sono stati presentati dai Comuni per riqualificare le periferie. Anche Belluno aveva inviato un progetto: si tratta di quella serie di interventi proposti da privati ed enti pubblici che saranno cofinanziati dal pubblico e che cambieranno il volto del capoluogo.
«I 2,1 miliardi di euro copriranno il finanziamento di tutti i progetti presentati», ha annunciato ieri il deputato del Pd Roger De Menech, in una conferenza stampa cui hanno partecipato il sindaco di Belluno Massaro, i consiglieri comunali del Pd Claudia Bettiol e Irma Visalli, il consigliere di Sedico Sebastiano Casoni (Sedico ha un progetto in sinergia con Belluno, il recupero della ciclabile Antole - Casoni con sistemazione del ponte romano ai Casoni). «Lo scopo di questo bando era quello di recuperare le periferie urbane, ma anche di rilanciare le opere pubbliche, moltiplicando gli investimenti».
A Belluno infatti arriveranno 18 milioni di euro dallo Stato, ma uniti agli investimenti dei privati, degli enti pubblici e del Comune stesso, la mole di interventi che sarà fatta nel capoluogo arriverà a sfiorare i 36 milioni di euro (una decina sono a carico dei privati, 4 del Comune e 4 di altri enti, come Ater, Dolomitibus, Gsp). «L’obiettivo di questo governo è rimettere in moto il Paese, sbloccando le opere pubbliche», ha aggiunto De Menech.
A rendere più accattivante l’operazione è «il fatto che il governo abbia messo sullo stesso piano città grandi e piccole», ha evidenziato Irma Visalli. «Arriveranno 18 milioni a Belluno come a Padova e questo è importante perché dà pari dignità a tutti i capoluoghi. Il Comune», ha aggiunto, «si è mosso bene in questi quattro anni in alcuni ambiti, per esempio avviando il restauro delle Gabelli e la riqualificazione della ex caserma Piave, anche se ci sono zone della città per le quali non sono stati pensati progetti. E nemmeno per l’asta dell’Ardo».
Più duro il giudizio di Claudia Bettiol: «La città è in sofferenza ed è necessario un cambiamento», ha detto. «Ora non ci sono più alibi: i soldi arriveranno, grazie al governo (l’operazione stessa dimostra che senza un collegamento con le istituzioni non si va da nessuna parte), e mi auguro che i cantieri partano in fretta».
Massaro ha iniziato ringraziando l’assessore Frison «che ha lavorato affinché il bando per la rigenerazione urbana non fosse riservato solo alle città metropolitane», gli uffici comunali per la mole di lavoro che hanno dovuto affrontare, il governo «per aver ritenuto strategico finanziare interamente il bando».
Restano da risolvere alcuni problemi tecnici, per esempio la presentazione dei progetti esecutivi e l’esecuzione dei lavori: dalle prime indicazioni giunte da Roma i tempi sarebbero troppo stretti e ci sono norme precise da rispettare anche sulle tempistiche. Ma c’è fiducia che si trovi un accordo.
Per veder partire i primi lavori, però, ci vorrà del tempo. Prima la legge di stabilità deve essere approvata, e con gli stessi stanziamenti nei capitoli di spesa. Poi va firmato l’accordo di programma con i Comuni. Quindi bisognerà predisporre i progetti esecutivi e fare le gare. Questo percorso porterà via tutto il prossimo anno. I primi cantieri dovrebbero vedersi nel 2018.
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