La Commissione Statuto del Venetoin trasferta a Belluno: "Stavolta si fa"

Autonomia amministrativa e specificità, accompagnate da adeguate risorse, restano le richieste principali che la provincia dolomitica rivolge a Venezia, ma non mancano passi avanti da parte di una comunità che si dichiara "matura e pronta"
BELLUNO.
«Stavolta si fa». Promesse ma anche senso della realtà dalla Commissione regionale Statuto, in trasferta bellunese per l’ultima tappa delle consultazioni preliminari con il territorio. Il presidente Tesserin ha ammesso che il “nodo Belluno” è tra i più importanti della nuova Carta veneta, senza nascondere lo scarso entusiasmo degli altri territori. Autonomia amministrativa e specificità, accompagnate da adeguate risorse, restano le richieste principali che la provincia dolomitica rivolge a Venezia, ma non mancano passi avanti da parte di una comunità che si dichiara “matura e pronta”.

Vasta la partecipazione: anche se la maggior parte dei commissari ha disertato, a Villa Patt sono arrivati amministratori, esponenti delle categorie economiche e sociali, rappresentanti delle associazioni e pure il vescovo, presenza inedita rispetto alle altre tappe della Commissione Statuto. Scarse le novità rispetto a quanto si dice da anni, passati invano, visto che di nuovo Statuto si parla da almeno due legislature. Questa volta però dovrebbe essere quella buona, la volontà di accelerare sembra unanime, ma le difficoltà degli anni scorsi non sono ancora superate. Nel calcolo degli ostacoli, oltre alle differenti visioni politiche su alcuni principi generali, forse si potrà sottrarre la nuova legge elettorale dove c’è maggiore apertura, ma va sommata la determinazione del governatore Zaia a rivedere il regolamento d’aula. Rendere più agile la formazione delle leggi significa limitare l’opposizione, oggi garantita dallo strumento dell’ostruzionismo. Statuto e regolamento sono collegati dalla necessità di prevedere nella Carta il voto di fiducia, e quindi ci saranno battaglie accese.

Poi c’è la questione dell’autonomia amministrativa, che non tutte le province venete sentono con urgenza come Belluno. In questo senso arriva la proposta locale riassunta dal presidente di Palazzo Piloni, Bottacin: «Una autonomia a geometria variabile, nel senso che ogni provincia potrà chiedere di avere talune deleghe, piuttosto di altre, a seconda delle proprie esigenze, che non sono necessariamente uguali per tutti. Una potestà regolamentare con proposte che vengano dal “basso” e non calate dall’alto. Nel testo dello Statuto», ha aggiunto Bottacin, «già si indica la peculiarità per la montagna, ma le rappresentanze della nostra terra chiedono che venga inserito chiaramente il riferimento alla provincia di Belluno».

Tesserin rassicura: «Il nodo di Belluno è importantissimo, ma dovremo fare un grande lavoro per far capire ai consiglieri di pianura le condizioni di ingiustizia di questo territorio, faticoso da vivere e confinante con zone che godono di privilegi scandalosi. E’ nostro obbligo avere coscienza della situazione e cercare di riportare l’equilibrio. Stavolta lo Statuto si fa, è un nostro dovere anche verso l’esterno: sarà un momento di partecipazione e di responsabilità per tutte le forze politiche».

Numerosi gli interventi sulla rappresentanza. Bottacin chiede un numero uguale di consiglieri per ogni provincia (lui ne propone 7); il vice presidente del consiglio regionale Matteo Toscani fa un ragionamento generale sui consiglieri eletti in montagna: «Oggi siamo in 4, ne servono di più, ma è necessario anche garantire una rappresentanza territoriale nella giunta regionale e penso che una dicitura generica in questo senso possa entrare in Statuto».

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