«La Conferenza dei sindaci dica cosa vuol fare»
belluno
«Di fronte al silenzio della Conferenza dei sindaci sul futuro piano socio sanitario, crediamo che la popolazione bellunese debba essere informata e che si inizi davvero a discutere di un progetto ad hoc per la montagna dove vengano riconosciute risorse, posti letto e specialità necessarie per garantire la stessa assistenza qui come in pianura».
Il coordinamento dei comitati per la sanità di Agordo, Pieve di Cadore e Feltre, con una nota, accende i riflettori sul futuro degli ospedali provinciali, in attesa che i sindaci prendano una posizione da portare anche all’attenzione della Quinta commissione veneta. «Siamo già a settembre e di cosa intende fare la Conferenza dei sindaci non si sa nulla. Avevano promesso un documento che riassumesse la posizione del territorio, ma non si è visto. Sollecitiamo un’uscita allo scoperto con una proposta. Noi, intanto, mettiamo nero su bianco la nostra».
La proposta parte dal presupposto che una delle cause principali dello spopolamento «è il taglio continuo dei servizi alla persona operati dalla Regione e dal Governo centrale. Se guardiamo all’indice di vecchiaia, vediamo», precisano nella nota i comitati, «che per circa 43 comuni ubicati nelle dolomiti bellunesi ci sarà l’estinzione entro il 2050. Per questo chiediamo alle istituzioni che, nel nuovo piano socio-sanitario regionale, sia approvato un progetto socio sanitario dedicato per la nostra provincia dolomitica, partendo dai nostri bisogni».
I comitati chiedono, quindi, che «nella legge vengano inseriti i differenziali per la montagna, pari al 25% in più sia nei trasferimenti economici per sostenere i maggiori costi dovuti alla configurazione territoriale, sia per i posti letto (+ 1 per mille), considerando sempre la conformazione territoriale e l’indice di vecchiaia. Proponiamo che nella classificazione si parli di “hub bellunese” con una accezione più ampia rispetto al significato legato al singolo presidio ospedaliero, con l’inserimento di specialità nei diversi ospedali come ad esempio l’unità operativa complessa di Neurochirurgia al San Martino e quella di Chirurgia vascolare al Santa Maria del Prato. Inoltre, chiediamo il riconoscimento di una unità a se stante per il Centro di fecondazione assistita per l’ospedale di Pieve di Cadore e la Riabilitazione cardiologica nel Centro riabilitativo di Lamon».
Da Agordo, Pieve e Feltre si alza la proposta che «i nostri ospedali al centro delle vallate siano dotati di reparti e servizi salva vita per garantire la “golden hour” (Lea). Ricordiamo, se fosse necessario, che tutte le persone hanno il diritto paritario alla salvaguardia della propria salute indipendentemente da dove abitano. Per questo chiediamo che ci sia il reparto di Chirurgia generale con reperibilità notturna e sabato e domenica e conseguentemente ci siano tutti i servizi necessari anche in questi ospedali».
Per la struttura di Feltre, avendo un ruolo interregionale, i comitati chiedono il potenziamento di reparti e servizi di eccellenza come il Centro Trasfusionale e le venga assegnata un’autonomia gestionale che consenta al suo dirigente di rapportarsi con il Comprensorio Trentino. —
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