La corriera “fantasma” lascia gli utenti a piedi

LONGARONE. Attende per ore la corriera dell’Atvo per tornare a Venezia, poi si arrende e decide di farsi accompagnare dal marito. Brutta avventura domenica per Marina Scarpa, che scendeva da Selva di Cadore diretta in laguna.
La donna è salita alle 15 sul mezzo di Dolomitibus a Selva di Cadore, ha pagato il biglietto per Venezia, ricevendo assicurazioni sulla coincidenza, come indicato dal display nel mezzo. «Arrivata a Longarone, di fronte alla stazione ferroviaria ho trovato altre due persone in attesa già da un quarto d'ora sotto la tabella con l’orario», racconta Scarpa, che ha già presentato reclamo all’Atvo di San Donà di Piave. «L’autista di Dolomitibus mi ha lasciata là con l'assicurazione che la coincidenza da Cortina sarebbe arrivata dopo cinque minuti (cioè alle 16.25). Passata un'ora, una mia “compagna di disavventura” ha cominciato a contattare i numeri presenti sulla pagina orario dell'Atvo e dopo vari tentativi la società ha risposto dalla sede di San Donà assicurando l'arrivo del mezzo dopo ulteriori 20 minuti».
Passano dieci minuti e gli utenti vedono sfrecciare un autobus grigio con la scritta Atvo: «Ci siamo sbracciati, ma senza esito. L’autobus ha tirato dritto. Era quello di linea? Non lo sappiamo. Abbiamo continuato la nostra attesa stressante a bordo strada».
Alla fine, dopo tre ore, ognuno degli utenti ha deciso di provvedere da solo. Marina Scarpa ha chiamato il marito a Selva di Cadore, che dopo 50 minuti è passato a prenderla con l'auto e l’ha accompagnata a Venezia. «La mia attesa è andata dalle 16.20 alle 19.45, abbandonata a bordo strada con i bagagli, in un luogo isolato», spiega la donna veneziana, il cui racconto viene confermato anche dall’autista di Dolomitibus che l’ha portata a Longarone. «Dopo molti anni ho provato ad usare il trasporto pubblico con questo risultato. È veramente un bel modo per incentivarlo e per attrarre turisti sulle montagne del Bellunese», conclude Scarpa.
La segnalazione è stata recapitata alla direzione dell’Atvo di San Donà, dove è stata aperta un’istruttoria per verificare come siano andate realmente le cose, «chi era di turno su quel tratto e che tipo di biglietto aveva la donna. Anche se un autobus grigio noi non l’abbiamo», sottolinea il direttore. «Siamo comunque dalla parte del cliente e se ci saranno delle responsabilità nostre, risponderemo». (p.d.a.)
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